“L'amore è 'n viaggio senza meta, 'na poesia scritta co' l'inchiostro der delirio.”
Il poeta Giancarlo Mobrini e la sua amata Mina si sono congiunti in matrimonio, ma le cose si dimostrano complicato sin da subito.
“L'amore è 'n viaggio senza meta, 'na poesia scritta co' l'inchiostro der delirio.”
Il poeta Giancarlo Mobrini e la sua amata Mina si sono congiunti in matrimonio, ma le cose si dimostrano complicato sin da subito.
I primi tempi immaginavo gli organi che trasportavo, li vedevo nella scatola assecondare le buche della strada e galleggiare dentro il loro liquido di conservazione, pulsare scandalosi fuori dal corpo che era loro appartenuto, nella propria cruda concretezza, indecenti come ciò che deve restare coperto e invece viene esposto.
Il profumo di caffè appena macinato riempie l'aria. Marco gira il cucchiaino nella sua tazza, lo sguardo perso oltre la vetrina del bar. Fuori, il temporale.
Le sue pupille verniciate sul cereo viso parevano restituire lo sguardo solo a quelle cerulee di Salvo, tanto che gli sembrò diventassero vive. Occhi lucidi che si degnavano di abbassarsi a terra per scrutarlo. Occhi trasformati in dita che scavavano dentro di lui, mani nella sabbia in cerca del mare. Occhi che mietevano le menzogne avvoltesi alle ossa: congiunture che permettevano al suo scheletro di stare in piedi, di non accasciarsi.
C’è qualcosa, un piccolo corpo striato. Piega la testa per guardare meglio. È un animaletto grande come il suo avambraccio, sottile, con le zampe corte e il pelo cotonoso. Cos’è? Non un gatto, è troppo piccolo e… piatto. La creatura sta acquattata dietro al vaso, un involucro di pelo che termina in un muso stretto e appuntito, lo sguardo fisso sul portone di casa.
Gli anniversari sottolineano che stiamo invecchiando, ma ci ricordano anche la strada percorsa. E il viaggio di TerraNullius esce dalla metafora e porta fino in Abruzzo.
Non so esattamente come sia successo, ma mi ritrovo seduto in una sala riunioni con l'aria condizionata al massimo e una decina di persone che mi fissano. "Ci illustri pure la sua idea per la nuova campagna."
Storie abruzzesi di Resistenza, oppressione, coraggio e oblio #1
Il 5 dicembre 1943 l’avv. Ettore Troilo si reca con un drappello di uomini a Casoli, avamposto del comando alleato. L’obiettivo è chiedere il permesso di creare un gruppo civile di volontari per liberare i paesi della Valle dell’Aventino dall’occupazione nazifascista. È uno dei momenti fondativi della Brigata Maiella, di cui Troilo diverrà comandante.