La corazzata P.
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La corazzata P.

 

Parlo di mio padre, ma parlo anche di me, di ciò che mi ha trasmesso.

O ci ha provato.

La passione per i film, anche se non si definiva un esperto di cinema, per quello ci vuole di più, ci vuole lo studio. Era, appunto, un appassionato, anche di altre arti, ma ora parliamo di questa.

Purtroppo non ho avuto occasione di fare quello che bisognerebbe fare coi film, guardarli, ma ne ho sentito parlare, soprattutto da lui, anzi, solo da lui.

Si tratta di film proibiti. Non proibiti nel vero senso della parola, perché siamo una società assolutamente libera. È che per le sensibilità di oggi non sono proponibili. Di fatto non si trovano su nessuna piattaforma, in quanto non hanno mercato.

Già ai tempi di mio padre, mi raccontava, diventava sempre più difficile scovarli. Le piattaforme che dovevano avere tutto, non avevano ovviamente tutto nel catalogo. Così potevi leggere sui libri o su internet di film importanti e interessanti, li incontravi anche citati in altri film, facevano parte della cultura di tutti, ma di fatto non li avevi mai visti.

Mio padre si impegnava in una sua personale ricerca, un po’ casuale perché come ho detto non si trattava di un vero e proprio studio. Approfittava di ognuno di questi film, anacronistico o classico a seconda dei punti di vista, che compariva per pochi giorni su qualche piattaforma gratuita.

Arrivava anche ad accontentarsi di vederli su youtube, e alcune volte ricorse ai siti pirata. Ma da youtube sparivano per questioni di diritti e presto sparirono anche dai siti pirata, in quanto non c’era ormai più nessuno che li condividesse.

Ricordo questo discorso di mio padre, sul fatto che non fosse vecchio ma si stesse accorgendo che stava invecchiando, perché aveva vissuto sempre come uno che si trova nella stessa epoca storica, in cui magari studi anche le altre epoche storiche e i cambiamenti culturali avvenuti, ma non credi che succeda a te, intorno a te. Invece ecco che gli anni sono passati e non cambiano solo e superficialmente i gusti, ma cambia il modo di vedere. E cambiando il modo di vedere cambia il modo di essere, cambia il mondo. Quindi no, non vivi sempre nel presente e leggi degli uomini del passato, puoi essere anche tu un uomo del passato.

Fu così che a un certo punto, guardando un film dopo l’altro di quelli a disposizione, soprattutto nuove uscite, si accorse di un dettaglio: le scene violente erano sempre di meno. Cioè c’erano nella trama, ma visivamente non si vedevano.

Da anni non si vedevano nei film certe violenze sugli animali, e questo era normale, nei vecchi film era diverso. Anche certi termini, certi atteggiamenti verso gli uomini non si usavano più. Nella vita reale come nella finzione (eppure mi confidava che spesso assisteva al contrario, che ciò che non era più accettabile nella finzione lo sentiva ancora e ancora nella vita di tutti i giorni, e che magari prima nella finzione si facevano le peggiori cose ma poi la si sapeva distinguere dalla realtà di tutti i giorni in cui ci comportiamo come persone civili).

Per esempio, la scena tipica di un qualsiasi film d’azione, anche di bassa qualità, è la conclusione in cui il cattivo viene ucciso con un colpo in fronte. Ebbene, fino agli anni novanta e ai primi duemila la vedevi per bene, il volto in primo piano, col sangue e il resto. Poi, è difficile dire con precisione da quando, probabilmente tra il primo e il secondo decennio del duemila, ma sempre di più la telecamera si distoglieva e sentivi lo sparo.

C’era una differenza però con la censura dei vecchi film, non sempre di quelli più vecchi, diciamo di un periodo che chi ha studiato la storia del cinema saprebbe individuare e motivare meglio: ora non c’era nessuna censura. Semplicemente il gusto delle persone era cambiato, diciamo sbrigativamente che erano più impressionabili e capaci di impuntarsi e rifiutarsi di guardare, e per non perdere spettatori, quindi consumatori paganti, si preferiva evitare.

Mio padre rimase poi colpito da certi commenti di protesta verso chi riportava la trama di un film violento. E quando l’utente faceva notare che la trama non l’aveva fatta lui, l’altro utente pretendeva almeno di essere avvisato prima che leggesse certe disgustose atrocità, come stupri di bambini o teste di animali tagliate.

Rimase però colpito anche da se stesso. Perché si accorgeva di non essere più il ragazzo che guardava film horror fino a tardi per rilassarsi, ma un uomo che da anni non riguardava più nemmeno i film che avevano rappresentato tanto durante la sua formazione.

C’era qualcosa che lo aveva cambiato, lentamente come un’abitudine, e ormai era fatta.

Di tanti film uno che lo aveva colpito particolarmente era stato La corazzata Potëmkin di Ejzenštejn. Questo accadeva prima che avvenisse l’ultimo cambiamento, che assorbisse la sensibilità odierna. Perché aveva trovato alcune scene davvero forti, di una violenza vera, e nello stesso tempo aveva provato speranza ed emozione. Come in una vita che vale la pena di essere vissuta. Ma che siamo fortunati di non dover vivere oggi.

Scene che lo avrebbero comunque colpito, che avrebbero comunque inciso su di lui, probabilmente in qualsiasi epoca e contesto, come la buona arte sa fare.

Ecco, era questo che gli mancava, questo cercava nei film che non trovava quasi più.

Oggi La corazzata Potëmkin fa parte di quei film non più disponibili, insieme a tanti altri ritenuti troppo violenti o disturbanti. Perché nessuno vuole stare male ed è giusto così.

Io giovane uomo di questi tempi non so cosa vorrei. Magari vorrei solo vedere un film.

 

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