Avere vent'anni #11 (2013)

Avere vent'anni #11 (2013)

 

2013 - ANCORA FLEP!

 

L’Aranciera di San Sisto a Roma è come il giardino segreto del noto racconto per ragazzi: chiuso e inaccessibile per quasi tutto l’anno, circondato da una cancellata di ferro sulla quale si arrampica una siepe fittissima. È questo il luogo che scelto per la seconda edizione del FLEP! Festival delle letterature popolari, dal 19 al 22 settembre.

 

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Il luogo dove, insieme ai numerosi autori ospiti, i ragazzi e le ragazze di TerraNullius hanno provato ad approfondire un’idea di letteratura multiforme, un “ingegno” nel senso rinascimentale del termine.

 

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Come sempre, non un festival vero e proprio. Non una boutique del libro e dello scrittore che bighellona annoiato nei dintorni dello stand della sua casa editrice. Piuttosto una piazza, un atto poetico, un galeone a bordo del quale tutti – ospiti, organizzatori, curiosi – hanno contribuito alla buona riuscita della traversata.

 

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Più di trenta autori e quattromila partecipanti si ritrovano nel luogo della letteratura, ovvero il luogo immaginario che la letteratura costruisce e nel quale i lettori, gli ascoltatori, i personaggi e le voci si incontrano, la città ideale, un giardino con al centro una serra in stile liberty che una volta – così ci hanno raccontato due suore che raccoglievano noci – era una chiesa. È questo il punto che è emerso da molti degli incontri del FLEP!, la sostanza di ogni letteratura, di ogni narrazione, è la partecipazione del lettore che mette in gioco ogni nervo della sua immaginazione.

 

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La seconda edizione del FLEP! è l’occasione per raccontare e farsi raccontare quali sono le strade che la narrazione ha intrapreso e quelle che deve ancora intraprendere. I percorsi delle storie sono infiniti, e noi di TerraNullius, i nostri ospiti e chiunque è stato presente, abbiamo provato a perderci in questa spaventosa ed esaltante infinità. 

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Per quattro giorni gli incontri si susseguono, attraversando le luci del giorno per approdare, con naturalezza, con sprezzatura, alla notte. L’Aranciera stessa, come un veicolo dell’immaginazione, ha condotto il FLEP! alla scoperta della sua natura, quella di grande narrazione collettiva. In maniera quasi inaspettata il filo si è srotolato da sé, ha tracciato la mappa delle storie raccontate fondendole in una piccola epica di sogno.

 

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Molti sono stati avvistati all’Aranciera tutti e quattro i giorni. Arrivano alla spicciolata, qualcuno sempre alla stessa ora, qualcuno per caso, qualcuno attirato dal cancello misteriosamente aperto, qualcuno che fa capolino con la testa intorpidita dal sole e si ritrova al centro di una festa.

 

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All’improvviso, al centro di una città dove tutto è ostacolo, si ritrova la voglia di raccontare. Agli scrittori presenti non viene chiesto di autopromuoversi. A dire il vero, agli scrittori presenti non viene chiesto niente. Il racconto – la materia masticabile del racconto – intercetta subito il suo nucleo, la sua origine. Immagini, memoria, territori inesplorati dell’umano, invenzione, potere assoluto della lettura come atto creativo della realtà.

 

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All’Aranciera si avvicendano, oltre agli scrittori, illustratori, fotografi, uomini di memoria, dj, musicisti classici, visionari, ballerini. Ascoltiamo il racconto degli specchi di ghiaccio, delle ombre che accompagnarono Robert Falcon Scott al Polo Sud e la visita di un musicista jazz alla morgue di Manhattan; barricati in un bunker di Montmartre sentiamo parlare di donne misteriose, fotografie, collezioni d’arte che attraversano il mondo come fantasmi; nel Grande Silenzio udiamo il destino degli uomini che vissero nelle fabbriche, cercarono il loro dio, sperimentarono il loro corpo, composero una nuova Sacra Scrittura; osserviamo volti come se fossero intere geografie; veniamo condotti nei rifugi boschivi dei partigiani, dove è il sottomondo delle creature luminose; visitiamo archivi dove i documenti e i nomi, le fotografie e i ricordi tracciano percorsi di vite, tra memoria e oblio; ci imbattiamo in laboratori di scienze assurde; ascoltiamo un uomo anziano spiegarci perché la vita è un attimo imprigionato in una camera oscura. Facciamo numerosi incontri, questo è sicuro. E ognuno lascia un segno.

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