Ichthys
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Ichthys

Se solo non ci fossimo addormentati subito, tu sul fianco e io abbarbicata alle tue spalle, e se solo questo diavolo di mondo fosse un po’ più passionale, come me, e non avesse tutte le stupide paure che ha e che, del resto, potresti avere anche tu, non l’avrei conservato sottovuoto come ho fatto, ma l’avrei proprio congelato, il preservativo della meravigliosa scopata che ci siamo fatti ieri notte. Un’immacolata ibernazione.

Ancora ti sento dentro di me. Come un albero, come un vuoto. Un desiderio acerbo, da bambini, l’ultimo respiro esalato fissandoti negli occhi. Questa è una consapevolezza. È qualcosa che va oltre e che io sola, lo so ormai, riesco a provare. Non passione spuria, ma solido potenziale. Io lo so, io lo vedo prima, già adesso. Come una strega, sono consapevole dell’infinita creazione d’attimi e d’eternità che saremmo, se stessimo insieme. E so anche che sembrerei pazza se te lo dicessi, o forse no, ma non si può rischiare. È che io queste cose le so prima, le sento prima, dentro gli atomi delle cellule. È sempre stato così per me. Un’annunciazione nella carne.

È dura fingere di essere normali, quando le premonizioni ti attanagliano. E quando quella tenaglia stringe al collo, lascia senza fiato, solo te. Tutte le grandi rivelazioni hanno attraversato prima il dolore, il ripudio, atroci persecuzioni. Lo insegna la Storia, per intime o epocali che furono quelle rivelazioni. Così io, come una cristiana ai tempi dell’Impero Romano, nasconderò la mia certezza, la fede incrollabile che mi ha penetrata. Disegnerò simboli, come pesci, che traslittereranno il mio messaggio per te, e rinchiuderò i miei sentimenti nelle catacombe, in attesa. Conoscerai una conversione lenta, ma adamantina. Vedrai quel che già vedo io. Un’evangelizzazione cosmica.

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