Il libro di Puglielli documenta e ricostruisce gli snodi cruciali della storia dell’Italia contemporanea registratisi in buona parte del territorio della Valle Peligna.
Dopo un capitolo introduttivo dedicato all’analisi e alla descrizione della transizione dallo Stato liberale allo Stato fascista – transizione letta con la categoria di «controrivoluzione preventiva», intesa dunque come risposta reazionaria posta in essere dalle classi dirigenti italiane contro il rischio di contagio rivoluzionario che nel primo dopoguerra minacciava gran parte dei paesi europei –, due successivi capitoli accendono i riflettori sulle “radici” dell’antifascismo pratolano.
Nel primo dei due capitoli dedicati alle “radici” dell’antifascismo pratolano, l’autore ricostruisce e segue la nascita e le vicende delle locali organizzazioni del movimento proletario. Le classi lavoratrici e le forze anticapitaliste e rivoluzionarie di Pratola Peligna erano infatti dotate, nel primo dopoguerra, delle seguenti organizzazioni: le sezioni dei partiti socialista e comunista; la sezione della Lega Proletaria; la Lega dei contadini, sezione della Federazione nazionale dei lavoratori della terra; il locale gruppo anarchico, aderente alla Federazione anarchica abruzzese. Queste organizzazioni furono ininterrottamente presenti e attive nelle lotte sociali e politiche che contraddistinsero il periodo che va dal “biennio rosso”, la fase storica potenzialmente più favorevole per una rivoluzione sociale anche in Italia, alla “marcia su Roma” del 1922, trovandosi a fronteggiare in modo più deciso il terrorismo squadristico fascista. Il secondo dei due capitoli dedicati alla ricostruzione delle “radici” dell’antifascismo pratolano indaga invece la presenza delle organizzazioni delle forze popolari, liberali e democratiche, i loro collegamenti con la redazione de «Il Mondo» di Giovanni Amendola, con Guido Dorso, autore del celebre “Appello ai meridionali”, e con la rete dei Gruppi della Rivoluzione Liberale che Piero Gobetti andava costituendo in Abruzzo.
Segue un capitolo in cui l’autore prova a far luce sugli anni della lunga cospirazione antifascista clandestina. Comunisti, socialisti, anarchici, democratici ed ex-militanti della Lega Proletaria diedero vita a Pratola Peligna, negli anni 1923-24, al locale gruppo di “Italia libera”, il primo movimento antifascista clandestino trasformatisi, dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, in associazione combattentistica armata intenzionata a delineare una vera e propria strategia offensiva contro il fascismo che si avviava a diventare regime. Gli anni della lunga cospirazione antifascista videro successivamente, anche nella Pratola Peligna degli anni Trenta, la formazione di nuclei di oppositori collegati sia con il nascente movimento “Giustizia e Libertà” sia con la redazione de «L’Unità» ed altri settori del movimento comunista clandestino.
Dopo aver seguito l’esilio e le vicende dell’anarchico Luigi Meta, l’antifascista più noto e carismatico di Pratola Peligna, espatriato a Parigi (dove fece parte dell’Associazione ex-combattenti pacifisti, si avvicinò al movimento di Giustizia e Libertà, praticò la sede del «Nuovo Avanti!» di Pietro Nenni, e frequentò il Comitato anarchico Pro-Spagna) e poi negli Stati Uniti d’America (dove ebbe contatti con le redazioni de «L’Adunata dei Refrattari», «L’Azione», «Il Martello» e «Nazioni Unite», e dove collaborò con sistematicità con «Il Risveglio», giornale italiano indipendente, e con «La Controcorrente», organo d’agitazione e di battaglia contro il fascismo), l’autore ricostruisce il periodo che va dal 25 luglio 1943 al 9 giugno 1944 (Liberazione di Pratola Peligna) e poi alle elezioni del 2 giugno 1946. Dunque i bombardamenti, il freddo eccezionale dell’inverno 1943-44, i rastrellamenti, le razzie e le rappresaglie dei nazifascisti sulla popolazione civile, la fame, il fenomeno degli sfollamenti, la nascita delle formazioni impegnate nella Resistenza sia armata sia umanitaria, le distruzioni attuate dai nazifascisti in ritirata di infrastrutture ferroviarie, vie di comunicazione, linee elettriche, linee del telegrafo, stabilimenti produttivi, opifici, piccole botteghe artigiane, abitazioni. Poi l’amministrazione comunale del locale CLN, l’arruolamento di oltre cento volontari pratolani nei reparti della formazione partigiana Brigata Maiella, la fine della guerra mondiale, la riorganizzazione dei partiti politici antifascisti e delle strutture del movimento sindacale, fino alle elezioni amministrative della primavera 1946 e alle elezioni del 2 giugno 1946 per l’Assemblea Costituente (nel comune di Pratola Peligna: partito comunista 32,88 %, democrazia cristiana 28,96 %, partito socialista 12,56%) e per il referendum istituzionale (nel comune di Pratola Peligna: Repubblica 73,82%, Monarchia 26,18%).
L’ultimo capitolo del volume, infine, ricostruisce le dure lotte del lavoro che anche nel comune di Pratola Peligna segnarono i primi decenni di storia repubblicana. La linea economica liberista della ricostruzione che si affermò tra il 1947 e il 1948 determinò situazioni difficili in molti settori produttivi e portò alla liquidazione delle aziende più deboli; con lo sblocco dei licenziamenti crebbe rapidamente il numero dei disoccupati; per conseguenza, le condizioni di lavoro vennero a caratterizzarsi per un intenso sfruttamento e bassi salari. Contemporaneamente, nelle piazze e nelle campagne tornarono ad essere represse con violenza le agitazioni che esplosero per rivendicare: il lavoro; migliori salari e migliori condizioni di lavoro; contratti collettivi; migliori condizioni abitative; il calmiere almeno sul pane e sui generi di prima necessità; per combattere il mercato nero e attenuare le precarie condizioni alimentari della popolazione; per protestare contro i licenziamenti e contro l’attacco alle libertà sindacali; per chiedere l’avvio dei lavori per la ricostruzione di edifici, strade, ponti, acquedotti, fognature, linee ferroviarie, centrali elettriche ed altre infrastrutture distrutte dalla guerra. L’offensiva antioperaia fu – in questi primi decenni di vita repubblicana – durissima. Ciononostante, le lotte per la difesa dei posti di lavoro, contro i licenziamenti, la disoccupazione, le politiche degli esuberi e delle riduzioni salariali, furono decise e tenaci, e contribuirono a rafforzare le locali organizzazioni sindacali e quelle finalizzate agli sviluppi della solidarietà e alla pratica del conflitto di classe. Il libro ricostruisce questi scenari, e segue le lotte sindacali e sociali che per circa un ventennio, dal 1945 a pochi anni prima dell’autunno caldo, si registrarono nel territorio del comune di Pratola Peligna. Le categorie più coinvolte furono quelle degli operai, dei contadini e dei disoccupati, sostenute dalle locali Camere del Lavoro e dalle locali sezioni dei partiti comunista e socialista. Non tutte le battaglie e le vertenze ebbero esito positivo. E per molti di quegli uomini che andavano rivendicando lavoro e dignità tornò ad aprirsi la triste via dell’emigrazione: un’inchiesta del 1963, ad esempio, denunciava che circa 3.500 lavoratori pratolani erano emigrati in Venezuela, 500 in svizzera, 400 in Germania, altri ancora in Francia e Olanda.
«Lottavamo per il pane e per la libertà». Antifascismo, Resistenza, Liberazione e dopoguerra a Pratola Peligna - Edoardo Puglielli
Il libro di Puglielli verrà presentato il 17 agosto alle 18:30 alla Festa delle Narrazioni Popolari: tre giorni di storie, libri, editoria indipendente, presentazioni, dibattiti, street art e musica.
A presentare il libro sarà l'autore con Fulvio Angelini e Riccardo Lolli dell'ANPI de L’Aquila.
Edoardo Puglielli, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi dell’Aquila, è autore di studi sulla storia dei partiti e dei movimenti politici, sulla storia del movimento operaio e sindacale, sulla storia del movimento partigiano.
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