Pino Zac è ricordato per gli eccessi, le stravaganze, le intemperanze che hanno in larga parte offuscato nell’immaginario collettivo la capacità creativa, critica e di analisi sociale. Lo sguardo acuto e dissacrante lo ha reso tanto amato quanto detestato; irriverente e libero nell’espressione e nella valutazione impietosa della cultura politica degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, ha lasciato un’eredità scomoda e al tempo stesso ricchissima che forse nessuno dopo di lui ha voluto raccogliere perché troppo ingombrante e di difficile gestione per gli innumerevoli ambiti di sperimentazione. Il 24 agosto, in occasione della Festa delle Narrazioni Popolari, verrà presentata in anteprima la nuova edizione dell’Autobiografia bugiarda all’interno del volume Pino Zac e l’arte della profana divinazione curato da Valeria Pica ed edito da Red Star Press, di eguito pubblichiamo un estratto.
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Lo so, avete ragione. Me ne sono andato troppo presto. Ma che ci volete fare? Avevo voglia di vivere!
In realtà, avevo già espresso le mie volontà e avevo anche predisposto la mia autobiografia, certo bugiarda, d’altronde che cosa pretendevate da me? Mi piace scompigliare le carte, anche questa è un’arte e io ne sono un maestro. Non ho nessun problema a darmi questo merito, mica sono arrivato nella vostra epoca in cui si fanno mille problemi a riconoscersi le qualità? Non so davvero come fate a vivere in una società così dormiente. Ma che cosa vi è successo?
Adesso, se fossi ancora vivo, avrei 96 anni e sarei un vecchio rincoglionito e incazzoso, burbero e con la matita in mano, ancora capace di attaccare il potere e dire la mia senza guardare in faccia a nessuno, anzi proprio mettendo in piazza tutte le bassezze e piccolezze dell’essere umano. Sono sempre stato un profugo della matita e me ne vanto, sono vanitoso, le mie donne lo sanno, e sono anche uno che ha sempre attaccato il potere con il potere della fantasia.
Mi hanno detto spesso che raffiguravo i politici con abituale ferocia, e come sennò, mi verrebbe da ribattere? Se non sei feroce, sei complice. Oggi, vediamo con chi mi potrei divertire, lasciatemi l’illusione di essere ancora in grado di conficcare il mio pungiglione di grafite nelle più infime dis-qualità del genere umano. Anche se mi risulta difficile continuare con il mio ciclo di fake news perché ora come ora non saprei distinguermi dal resto. I miei “falsi” d’autore su Paese Sera, La Repubblica, Il Corriere della Sera e Il Corriere dello Sport volevano sì creare disorientamento, ma erano goliardate, come dicevano gli amici di Monicelli, erano zingarate ma su carta stampata. Intervenivamo a gamba semi-tesa sull’attualità politica e sociale italiana, cercando di rovesciare la realtà con la creazione di titoli altisonanti - che a bene vedere era palese non potessero essere veritieri - e testi dal carattere fortemente provocatorio. Non ci spingevamo a far del male, ma a pungolare con irriverenza il potere costituito con conseguenti denunce e processi; mi posso fregiare di questo primato, ne ho avuti oltre cento e mi divertivo come un pazzo, anche se mi hanno causato una sequela di censure, sequestri e anche ritorsioni che poi come sapete mi hanno sostanzialmente costretto ad andare a vivere e lavorare in Francia. Già, in Francia perché qui non si riusciva e a quanto vedo non si riesce ancora, a dire le cose così come stanno. In Italia uno spazio così ancora non c’è, un giornale satirico che picchi duro sulle oscenità del potere non si può fare, forse il pubblico ci sarebbe e lo apprezzerebbe, ma la stampa no.
Bisognerebbe avere il coraggio e le possibilità di ritornare a forme di autogestione, per una satira politica violenta, feroce e libera perché siamo davvero messi male. Si sa che il potere non accetta mai la satira politica - soprattutto quando è diretta - e poi con il governo che ci ritroviamo oggi in Italia men che meno. Non che le guardie fossero più indulgenti con noi, ma ci siamo rammolliti forte.
Ricordo che pensando a chissà quali piani ingegnosi pensavamo stessimo ordendo, avviarono un’azione di controspionaggio in redazione mettendo delle microspie. Mi sono sentito un po’ un Sean Connery in 007, inviato speciale di Ian Fleming per scoprire le malefatte e la corruzione dei politici internazionali. E voi mi direte che Sean era un gran figo, ma io a donne non sono stato da meno, ci sono molte testimoni a riguardo! Certo, l’agilità era un’altra cosa, l’altezza non la menzioniamo proprio perché qui siete cattivi, ma devo dire che mi piace questa sottile perfidia che dimostrate nei miei confronti. Così sì che mi diverto. Voi oggi avete come modello Daniel Craig, ma per me James Bond resta inossidabilmente scolpito nella memoria, o forse dovrei paragonarmi più verosimilmente a George Lazenby perché in fondo poi è passato a recitare in tutta la serie di Emmanuelle e su questo abbiamo decisamente più affinità.
Divagazioni a parte, resto convintamente fermo sulla mia posizione che ogni atto politico, come è stato per il compromesso storico e ogni altro accordo di potere, non sia sacro e debba essere discusso, se volete anche ridicolizzato e poi messo in discussione. Sennò la democrazia dove si fonda?
Poi continuano a chiamarmi tutti maestro, artista contro il potere, capace di raccontare per immagini la contraddittorietà di tutti i poteri esistenti, di raccontare il potere deridendolo, ma chi parla del potere del mio linguaggio dal punto di vista proprio della qualità del tratto, delle immagini esplicite e provocatorie? Voglio un racconto diverso su di me e sulla satira che legata al disegno sia capace di una verità che non hanno altre forme espressive.
Lo sanno tutti che sono totalmente inaffidabile, lo sapeva bene Vincino, ogni volta che mi dicevano di non fare o attaccare una persona ed era proprio la volta buona che io affondavo; io assalivo, volevo essere intrusivo, mica chiedevo il permesso di entrare in una stanza ma irrompevo senza lasciare fiato. È perché nessuno lo fa con me? Di che avete paura, che vi faccia una bella caricatura col pisello di fuori?
Io ero un grande giornalista, anzi un Grande Giornalista e mi hanno detto di tutto, soprattutto che le mie vignette erano oscene. Ma ancora non capisco se ad essere oscena è la mia satira o la politica. A questa domanda ancora non ho ricevuto una risposta soddisfacente.
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