Avere vent'anni #5 (2007)

Avere vent'anni #5 (2007)

 

2007 – SCARICA COPIA DISTRIBUISCI

Uno penserebbe pure che fare un libro cartaceo non serve a niente, è solo una soddisfazione personale, una roba da mostrare agli amici durante l'aperitivo al bar, cosa vuoi che cambiano qualche centinaio di copie distribuite in tutta Italia?

E invece tutti gli impegni che avevamo fino ad allora si ripropongono moltiplicati per dieci. Prima arrivavano in redazione due racconti a settimana? Ora sono venti. Una volta al mese ci invitavano a qualche evento? Adesso capita quasi tutti i giorni. Così facciamo il possibile per star dietro alla corrente, stiamo sempre in giro, conosciamo tutti e tutti ci salutano, anche quelli a cui stiamo sul cazzo, e ci fa particolarmente piacere perché adulandoci confermano la bontà del nostro modello.

Il 2007 è, nei fatti, un anno felice, pieno e impegnativo, ma ricco di soddisfazioni. Si materializzano o proseguono progetti individuali, libricini comici o culinari-narrativi o sperimentazioni di audiolibri, tutti lavori che si sovrappongono insieme e riempiono le giornate, ma forse soprattutto le nottate. Siamo ancora giovani e relativamente in salute, così possiamo moltiplicare i brindisi all'infinito e svegliarci freschi e riposati la mattina seguente.

Continuiamo a portare il giro l'antologia del fegato, facciamo presentazioni su e giù per lo stivale di quella e dei suddetti nuovi libricini, accettiamo la proposta di gestire tutte le settimane uno spazio in un locale alla moda dove organizzare reading, proiezioni, dj set e dare spazio alle voci autoriali che troviamo interessanti. Una palestra popolare della scrittura che fa da base all'ampliamento di TN oltre il gruppo originario, che troverà completezza nelle stagioni successive.

Vicino a noi la figura maestosa, grezza, allo stesso tempo lugubre e fascinosa del gazometro by night, che ci protegge e funge da ispirazione per il nostro fervore, quello di ragazzetti sconosciuti che poco a poco si scoprono uomini circondati da un grande fermento culturale in una città ancora propositiva.

Non sappiamo se abbiamo un talento, ma pensiamo di saperlo riconoscere negli altri, e puntiamo ad attrarre i migliori. Consapevoli che tutte le idee, infatti, nascono come patrimonio comune dell’umanità, sono luoghi comunitari che l’umanità produce, rielabora, traduce e diffonde. Gli scrittori, così come gli artisti più in generale, hanno il pregio di ridurre i massimi sistemi del sentire in sottosistemi intelligibili al fruitore dell’opera. È in questa maniera che i popoli di tutto il mondo si sono decifrati e tradotti per secoli, è in questa semplice maniera che le arti hanno spinto l’uomo a comprendersi e a decifrarsi reciprocamente.

Siamo tutti convinti che la cultura – nell’accezione di prodotto culturale, di creatività – appartenga innegabilmente a chi la realizza ma anche e soprattutto a chi ne fruisce. Perché, come spesso amiamo ripetere, non esiste storia che non rubi alla realtà circostante ciò di cui si compone, una realtà che appartiene a tutti e a tutti deve essere restituita. È questa convinzione, molto semplice e ingenua se vogliamo, a rappresentare l’architettura su cui si basano tutte le progettualità che ci siamo dati in quei primi anni trascorsi assieme. In ogni caso, anche allora scorreva tanto vino.

 

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