Raccontando Claudio Caligari - Intervista a Michela Mioni, protagonista di Amore tossico

Raccontando Claudio Caligari - Intervista a Michela Mioni, protagonista di Amore tossico

 A distanza di quaranta anni esatti dall'uscita nelle sale di Amore tossico, pubblichiamo l'intervista che Luca Moretti ha realizzato incontrando Michela Mioni, la protagonista femminile del capolavoro di Claudio Caligari.


Vorrei iniziare dalla locandina del film, un'illustrazione straziante di un abbraccio. Che effetto ti fa osservarla oggi?
L'effetto è forte, bello, ho provato un pizzico di malinconia.

Claudio Caligari è scomparso da pochi anni, ci ha lasciato due capolavori e un terzo film di cui sappiamo ancora molto poco. Se dovessi raccontare il regista, quello che ha rappresentato per te che sei la protagonista del suo primo film, cosa ci diresti?
Se devo essere sincera io e Claudio non siamo diventati amici, mai, non ci siamo tenuti in contatto dopo il film, non ci siamo più sentiti per 30 anni, neanche quando Cesare stava male, eppure Cesare era il suo pallino, neanche quando Cesare è morto, forse neanche l'ha saputo. Claudio con noi prese i contatti molto alla larga. Avevamo fondato una rivista, si chiamava Il Muro, credo sia stata l'unica redazione nata all'interno di un SerT, nel senso che ci avevano messo proprio a disposizione una stanza dove fare la nostra rivista per evitare che ci perdessimo nelle strade. Fu allora che Claudio mandò avanti Guido Blumir che ci propose di fare un libro. Solo dopo un po' di tempo, quando ormai Guido era diventato un nostro amico, ci propose di fare un film e così conobbi Claudio. Non era molto più grande di noi, aveva solo trentaquattro anni, era molto alto, un ragazzo con un ciuffo inverosimile e un nauseante accento milanese. Claudio mi ha lasciato una sensazione di grande volontà, lui voleva fare questo film nonostante tutto e ci è riuscito, ci abbiamo messo due estati, l'estate dell'82, poi si è fermato tutto, quindi l'estate dell'83. Nonostante tutti i guai e i problemi ha portato a termine la sua idea. La volontà, questo mi ha lasciato Claudio. Dormiva con noi, a casa di Enzo, non c'erano soldi, soprattutto all'inizio e quella era l'unica casa che c'era. La determinazione, con tutti contro, voleva fare questo film e l'ha fatto. Io non ho mai conosciuto una persona così determinata.

 È simile al moto perfetto di un pendolo che ritorna, ritrovarsi sulla terra dove è stato girato, la nostra terra, Ostia. Sei mai andata via? Ha senso rimanere legati a una periferia così difficile?
Sono andata via tantissime volte, anche per anni. Però, poi, sono sempre tornata. C'è una mia amica che dice: «Ostia è il buco del culo del mondo». Come darle torto. Per chi è cresciuto qui, ogni angolo, ogni strada rimanda a una storia. Forse in quella frase risiede il senso del rimanere qui.

 C'è il Porto Turistico, il Centro di Educazione ambientale, ci sono gli stabilimenti, tanti, per vedere il mare si paga l'ingresso, la farmacia di Giaquinto e la Posta sono però ancora dove erano. Come è cambiata la nostra città in questi anni? Capita anche a te, talvolta, di perderti e sentirti estranea?
Ostia è cambiata ma per certe cose è sempre la stessa, è ovvio che in quarant'anni tante cose cambiano, però i vecchi abitanti, quelli che vivono qui da tanti anni, da decenni, si conoscono, non esiste anonimato. Ostia è come se fosse un piccolo paese, è qualcosa di diverso da un semplice quartiere di Roma.

Anche le droghe sono cambiate, le sintesi e gli eccitanti hanno preso il sopravvento, credi che oggi ci sia una sostanza paragonabile a quello che è stata l'eroina per la tua generazione?
Non esiste confronto, con l'eroina hanno voluto tagliare le gambe a una generazione che si andava ribellando, per noi, parlo di quelli della mia età, per noi l'eroina è stata ribellione e non ci siamo accorti che era funzionale a chi invece voleva metterci a tacere. Ora non mi sembra ci sia ribellione nelle droghe, oggi non vedo la stessa espressione del disagio, oggi, con gli eccitanti, il consumo mi sembra più fine a se stesso, a quello che la droga produce nel momento in cui se ne fa uso.

In alcune interviste dell'epoca avete rivendicato di non aver interpretato esattamente voi stessi, un'estraneità ludica e grottesca dalla storia, del resto sottolineata più volte dallo stesso regista. È ancora vero?
Non abbiamo interpretato noi stessi, non eravamo così, non parlavamo così, non a caso sui dialoghi è stato costruito addirittura un glossario. Nessuno di noi voleva fare l'attore, forse solo Cesare, Cesare è sempre stato appassionato di cinema, anche lui voleva fare questo film a tutti i costi. Cesare è stata la vera rivelazione di quel film, i premi dovevano darli a lui non a me, è stato il più bravo. Aveva un grande carisma, era una persona colta e profonda, piena di umanità, una persona come ce ne sono poche, Cesare non era adatto a questo mondo, infatti se n'è andato. Eppure Claudio non avrebbe potuto fare il film senza di noi, abbiamo scritto la sceneggiatura e i dialoghi insieme, giorno dopo giorno, sul set. Era finzione, recitavamo, ma la storia rifletteva la storia della nostra generazione.

Cosa è cambiato nella tua vita dopo l'ultimo giorno di riprese? Ti sei mai vergognata di essere stata la protagonista di un film da molti, per molto tempo, osteggiato?
Io non volevo fare l'attrice e non l'ho fatta. Ho avuto un agente per alcuni mesi, ho fatto un book fotografico, sono stata a qualche festa, ma poi basta, era un mondo che non mi piaceva. Non molti anni fa mi è capitato di essere licenziata perché qualcuno è andato a dire al mio datore di lavoro che sono la protagonista di Amore tossico. Questo film è stato un marchio a fuoco, che dura tutta la vita. Io sarò considerata una tossica per sempre, anche se sono passati trent'anni.

Michela piomba in overdose davanti al monumento di Pasolini, proprio lì dove il corpo dello scrittore venne rinvenuto, vi si appoggia inconsapevole. Eravate così inconsapevoli? In periferia siamo veramente così inconsapevoli?
Non credo, lo stesso intento del film è stato consapevole, volevamo far vedere ai più giovani cosa poteva accadere se non stavano attenti. Vietarono il film ai minori di diciotto anni. Noi facemmo una grande raccolta di firme perché secondo noi quel film non era per gli adulti, ma proprio per i ragazzi. Così ottenemmo che venisse vietato solo dai sedici anni. Il nostro era un film denuncia.

Molti degli attori che ti hanno accompagnato in questa avventura non ci sono più, sappiamo che eravate amici prima e fuori dal set. Se dovessi ricordarli tutti, cosa racconteresti?
Cesare, Ciopper, Massimo, Loredana, Teresa, sarebbero contenti che il film non è finito lì, che a distanza di quarant'anni ancora se ne parla, che ancora viene rivisto, è anche un modo per ricordarli.

>> Amore tossico torna a Ostia, omaggio a Claudio Caligari

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