Avere vent'anni #1 (2003)

Avere vent'anni #1 (2003)

 2003 – COME TUTTO E' INIZIATO, PIU' O MENO

 

Gli eventi davvero importanti, quelli che segnano le persone per lungo tempo, non sono mai annunciati da tappeti rossi e squilli di tromba. Non è come nei film, dove entro pochi minuti dall'inizio della storia sai già che dovrà accadere qualcosa di fondamentale per far partire la trama. Nella vita reale le svolte decisive sono spesso casuali e nella maggior parte dei casi si confondono in un indistinto fluire di situazioni che sul momento paiono più importanti ma poi si rivelano prive di qualsiasi rapporto causa-effetto.

E insomma tutto 'sto pippone introduttivo per dire che siamo nel 2003 in una Roma ancora pimpante non affogata nella spazzatura, e c'è questo tipo alto e pieno di tatuaggi che ha in mente un certo progetto, una Terra di Nessuno che prende spunto dalla terra sopraffatta e conquistata, luogo reale di sofferenze e sospiri che si riflette nel luogo liberto dell'Immaginazione.

Una Terra di Nessuno da popolare con il contributo di altre persone. Molte altre persone. O almeno tutte quelle che ci stanno.

Una rivista letteraria a sorgente libera, un portale ancora in costruzione, la stella polare del copyleft, una vaga affinità d'intenti con certi aspetti del progetto Luther Blissett. Questi i punti di partenza.

Così noi, gente contattata su siti letterari, in università, sui forum, nelle chat, in dipartimenti periferici, al pub, iniziamo a incontrarci.

Siamo uomini, donne, emigrati, immigrati, stagisti, precari, linguisti, studenti del DAMS, fuorisede fuoricorso, webartist, chef girovaghi, misantropi, grafici, camerieri. Forse qualcuno di noi è anche tutte queste cose insieme, ma preferiamo non indagare.

Le prime volte ci vediamo al ristorante cinese, al laghetto dell'EUR, su una scala d'emergenza, sulla scalinata di fronte alla Minerva alla Sapienza, in una sala bingo, in una pizza al taglio dentro l'aeroporto di Fiumicino, e soprattutto in certi bar ambigui dove passano di mano mazzette di banconote alte così – cifre che noi non vedremo mai più perché non è certo con la letteratura che si fanno i soldi.

C'è una certa selezione spontanea, nel senso che molti abbandonano prima di subito.

Che cazzo di nome, dice qualcuno.

Con che editori avete contatti?, domanda qualcun altro.

Com'è che non avete ancora letto il mio manoscritto?

Restiamo in pochi e non abbiamo contatti con nessuno. Ci conosciamo a malapena fra di noi, ma ci riconosciamo subito.

Il sito web apre i battenti e onestamente fa schifo. Paginoni scritti in corpo ventiquattro, vergognoso anche per gli standard di un qualsiasi blog dozzinale nel 2003. Però il logo con la Lambretta è fico.

Viene riempito con i primi testi e anche qui ci sarebbe da dire. Ci sentiamo tutti autori e autrici, quando sappiamo scrivere appena il nostro nome. Ma abbiamo quell'arroganza giovanile che ci fa credere di poter diventare padroni del mondo.

  

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