Ego come va
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Ego come va

La dilagante affermazione dell’ego come punto di riferimento essenziale, vitale, in luogo delle consuetudini e dei costumi sociali condivisi, e anche tradizionali, unita alla massiccia e stagnante contaminazione indotta dalla paura individuale e sociale e alla presunta irrimediabilità delle azioni compiute, ha rotto oggettivamente il cazzo.
Passione, stima, fiducia, affetto, anche un pizzico iniziale d’amore e d’oggettiva complementarietà dovrebbero bastare alla strutturazione, anche solo temporanea, di una relazione tra esseri umani, ma no, non funziona più così. Succede piuttosto che un calcolo basato su astrusi quanto pseudo-razionali riflessioni si imponga a scelte che dovrebbero invece venire da quello che una volta si chiamava cuore, e non permetta così il naturale incontro tra anime evidentemente affini.
Succede, succede a me, succede alle persone intorno a me, succede alle persone intorno alle persone intorno a noi. Succede a tutti.
Di contro, una leggerezza spasmodica, un bisogno patologico, una fame di relazione ai limiti della dipendenza, il narcisismo imperante e dilagante, diventano invece, sempre più, il mastice dei rapporti, quasi che prima della costruzione dell’insieme, della coppia, urga incredibilmente e assurdamente una soddisfazione dell’io oltre le immaginabili conseguenze, oltre le inimmaginabili perversioni.
Questo, in sostanza, ho provati a dirti. Ma con frasi più semplici, termini più comuni.
Mi pareva ovvio dopo una fase stagnante di trombamicizia.
In fondo, se ti piaccio, se mi piaci, buttiamoci, no? Alla nostra età sarebbe venuto anche il momento di passi più duraturi, maturi. La vita non è eterna, benché la filosofia capitalista e postmoderna ci abbia abituati a pensarci eterni e non caduchi come invece siamo.
Ho visto i tuoi occhi non trattenere più le lacrime. Il passato e l’ansia montarti addosso come un cane rabbioso. Ho sentito l’incastro ferroso dei tuoi pensieri arroccarsi nel tuo lobo frontale, e mescolarsi a sinapsi antiche, a voci inconsce, autoriferite, spaurite, dolci, fino a formare una logica adamantina, inoppugnabile, per te, e in un certo qual modo anche per me, che ho assecondato il tutto davanti al terrore di buttarci assieme, mano nella mano, in quel gorgo infuocato, lavico: una relazione. Anch’io, sì, anch’io ho avuto paura.
Io ti voglio bene, hai detto alla fine. Sei fantastico. Ti meriti tanto. Ma non vogliamo la stessa cosa. Io non posso, non ora. In me, però, hai trovato un’amica. Sì, meglio rimanere amici.
Intorno a noi pascolavano vacche. Ci guardavano inorridite. Gli esseri più intelligenti e più stupidi del mondo, ruminavano.

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