I buoni, si sa, sono noiosi. I personaggi cattivi, al contrario, loro sì che sanno intrattenere, appaiono complessi e sfaccettati, sviluppano il significato di bene e male, anche per antitesi, e spesso ci fanno capire come in sostanza si tratti di due definizioni non poi così distanti. Iago, iconico antagonista di Otello nell'omonima tragedia di Shakespeare, sembra possedere tutte le caratteristiche per essere considerato fra le massime espressioni dei villain letterari.
Io non sono quel che sono.
William Shakespeare, Otello
Nelle tragedie shakespeariane i cattivi più memorabili non sono semplici macchine del male, ma personaggi complessi le cui azioni malvagie derivano da motivazioni umane, per quanto distorte. Iago, il principale antagonista dell'Otello, è un perfetto esempio di questa complessità negativa.
La sua malvagità non ha eguali nel canone dell'autore elisabettiano: Iago viene rappresentato come un genio del male, un maestro manipolatore la cui autoproclamata onestà apparente nasconde un'anima completamente corrotta. Con abilità diabolica semina zizzania, distrugge vite e relazioni, inganna chi lo circonda con bugie e insinuazioni velenose. Eppure, per renderlo ancora più spaventoso, non sembra esserci alcun movente razionale dietro le sue azioni oltraggiose.
Artefice malvagio dell'intera tragedia, è l'incarnazione stessa dell'invidia e dell'inganno. La sua natura perversa emerge fin dalle prime battute, quando confessa di odiare il Moro per non averlo premiato con la promozione a luogotenente, preferendogli Cassio.
Dunque, quando si analizza Iago, la domanda chiave è: quale motivo lo spinge a distruggere la vita di Otello, un uomo di cui si dichiara amico? Le spiegazioni da lui addotte non sembrano giustificare affatto il suo desiderio di vendetta.
Come detto afferma di essere stato ingiustamente scartato per la promozione a luogotenente in favore di Cassio, ma, come ammetterà più avanti, è solo un pretesto per le sue azioni prive di scrupoli. Insinua anche che Otello abbia consumato un rapporto sessuale con sua moglie Emilia, ma non c'è alcuna prova e sembra allora essere solo un'ulteriore giustificazione creata ad arte. La gelosia sessuale pare quindi mescolarsi, nella mente contorta di questo antieroe, al risentimento per l'emarginazione subita.
La sua malignità non ha però solo motivazioni personali, ma affonda le radici in una visione nichilista e materialista dell'esistenza. Disprezza dichiaratamente la virtù, ridimensionando ogni valore morale a una mera costruzione sociale. Egli appare persuaso che l'uomo sia un essere radicalmente egoistico, mosso unicamente dai propri istinti e appetiti.
Da questa concezione deriva la sua capacità di penetrare e manipolare le debolezze altrui con disarmante lucidità psicologica. Sfruttando l'insicurezza e la gelosia di Otello, il suo animo guerriero e passionale, riesce a impiantare il veleno del sospetto nella mente del Moro, convincendolo del tradimento di Desdemona con una trama di insinuazioni e falsi indizi sapientemente orchestrati.
L'intelligenza di Iago va di pari passo con la sua astuzia e capacità di dissimulazione, le sue parole sono costantemente ambigue, giocano su doppi sensi che possono sempre essere ritrattati. È un maestro dell'inganno e dell'occultamento, capace di mascherare le sue vere intenzioni dietro un'aria di sincerità disarmante.
Nella raccolta di novelle Ecatommiti di Giambattista Giraldi Cinzio, una delle fonti primarie di Shakespeare, il personaggio di Iago ha effettivamente un movente molto più concreto: l'amore non corrisposto per Desdemona. Ma Shakespeare decide di rimuovere questa motivazione, rendendo le sue azioni apparentemente prive di una ragione davvero valida.
Questo crea uno dei più grandi misteri della tragedia: cosa spinge Iago a commettere atti così atroci? Forse la sua cattiveria deriva da qualche profonda ferita psicologica, qualche rancore distorto verso il mondo? O forse Iago rappresenta semplicemente l'esistenza inspiegabile e casuale del male nell'universo, un concetto profondamente inquietante?
Micheál Mac Liammóir interpreta Iago nell'Otello di Orson Welles del 1951
La sua malignità non è gratuita follia, ma un disegno perseguito con metodica coerenza. Apparentemente disdegna le azioni immorali e contorte solo per il gusto di compierle, ogni mossa della sua strategia è calcolata per raggiungere il fine di rovinare Otello, Cassio e Desdemona. La sua mente si dimostra inflessibile e determinata nel perseguire questo scopo.
Eppure, Shakespeare si guarda bene dal farne un villain puramente bidimensionale, completamente negativo. L'ambiguità morale di Iago è rafforzata da alcuni tratti che ce lo rendono più umano e sfaccettato. La sua arguzia verbale, il sarcasmo pungente, la disinvoltura militaresca onorano l'intelletto dell'eroe negativo, in linea con l'ideale rinascimentale della virtù. Inoltre non può non colpire lo spettatore la sua spiccata abilità di leggere e manipolare la psiche umana, un talento che presuppone un'acuta conoscenza della natura dell'uomo.
Iago mostra anche improvvisi guizzi di autoriflessione e tormento interiore sulle ragioni della sua malvagità, che fanno vacillare l'immagine dell'essere corrotto fino al midollo, sfidando le categorie di giusto e sbagliato come essenze immutabili. Per Shakespeare il suo modo di essere sembra una scelta tale da indagare sulla complessità del male, come ulteriormente ribadito nella sua ultima battuta del dramma: "D'ora innanzi non profferirò verbo". Negandogli la possibilità di un'ulteriore confessione o spiegazione, l'autore ce lo consegna enigmatico fino alla fine.
Benché manchino motivazioni concrete, alcuni critici hanno evidenziato fattori che potrebbero aver contribuito alla cattiveria di Iago. Primo tra tutti, la già citata ambizione frustrata di avanzare militarmente nonostante i suoi indubbi talenti. Quando scopre di essere stato scavalcato per la promozione a luogotenente, Iago si sente profondamente offeso e decide di vendicarsi di questo torto. La sua rabbia sembra derivare non solo dall'essere stato ignorato, ma anche dal fatto che Cassio, uomo che lui considera di poco valore, sia stato prescelto al suo posto. L'orgoglio ferito e il suo senso di superiorità rispetto al rivale ne alimentano il risentimento.
Inoltre, molti vedono un forte pregiudizio razziale verso Otello, il Moro. I commenti sprezzanti di Iago sull'aspetto e le origini di Otello suggeriscono che vede il generale come un indegno "straniero" che ha usurpato una posizione che invece meritava un "veneziano" come lui. Il successo militare e sociale del Moro a Venezia alimenterebbero l'invidia e il conseguente odio.
Frank Finley (Iago) con Laurence Olivier (Otello) nel 1965
Ma indipendentemente da queste motivazioni all'apparenza più pratiche, molti commentatori vedono la malignità di Iago come radicata in un profondo dramma psicologico incentrato sul concetto di onestà.
L'alfiere si presenta fin da subito come un uomo "onesto", un termine che nell'Inghilterra elisabettiana significava non solo sincerità, ma anche integrità morale e coerenza. Eppure le sue azioni dimostrano che è il contrario della rettitudine, un mentitore matricolato e un genio dell'ipocrisia. Questa contraddizione tra il proprio concetto di sé e il suo vero essere genera una profonda scissione nella sua psiche.
Si potrebbe interpretare Iago come un uomo che odia se stesso per la sua disonestà, e proietta quell'odio sul mondo circostante, distruggendolo. Oppure la sua insistenza sull'onestà potrebbe essere un gioco sarcastico, uno specchio deformante in cui le virtù vengono ribaltate nei loro opposti. In tal caso, si tratterebbe solo di un'ulteriore arma di manipolazione, un modo per guadagnare la fiducia di coloro che poi ingannerà.
Al di là delle possibili giustificazioni, ciò che emerge con chiarezza è l'indole profondamente distruttiva di Iago. Possiede un temperamento collerico e un'indole sprezzante verso l'umanità che lo rendono quasi patologicamente intenzionato a ferire e umiliare gli altri.
Nei suoi celebri monologhi esibisce una costante misantropia e cinismo, descrive gli esseri umani come bestie mosse solo da impulsi bassi come la lussuria, sembra avere una filosofia fondamentalmente materiale e nichilista, una visione dell'esistenza priva di nobiltà o redenzione. Questo profondo disprezzo per l'umanità probabilmente alimenta il suo desiderio di distruzione.
Iago infatti fa il doppio gioco con tutti i personaggi che lo considerano un amico. La cosa più scioccante, forse, è che uccide Roderigo, con cui ha cospirato ed è stato per lo più leale durante tutta l'opera. Usa Roderigo per svolgere il lavoro sporco - senza di lui non sarebbe riuscito a screditare Cassio. Tuttavia, Roderigo sembra intuire qualcosa, e forse avendo capito di essere stato ingannato, scrive due lettere che tiene addosso e che finiranno per rovinare completamente Iago e le sue trame.
Anche se profondamente sgradevole, l'alfiere deve avere comunque una notevole intelligenza per ideare e realizzare i suoi piani e per convincere gli altri personaggi dei suoi vari inganni. A differenza degli altri personaggi , le cui personalità vengono trasformate dall'azione – in particolare Otello, che passa dall'essere un prode soldato a un assassino insicuro e geloso – l'impenitente e crudele Iago rimane immutato.
Proprio per questo è la sua straordinaria capacità di dissimulazione e inganno a renderlo ancora più pericoloso, come un attore consumato capace di mascherare le sue vere intenzioni dietro una maschera di sincera amicizia.
A più riprese Iago riesce a persuadere gli altri della sua buona fede, persino dopo che le sue menzogne vengono scoperte. Quando Emilia lo accusa, lui replica con una tale veemenza da farla dubitare di se stessa. Anche Otello all'inizio si rifiuta di credere che un uomo all'apparenza retto come Iago possa ingannarlo, e solo alla fine la verità sui suoi piani viene completamente a galla.
Questa fenomenale capacità di dissimulazione e inganno rende Iago uno dei più complessi villain della letteratura. Non si tratta solo della guizzante intelligenza, ma di una forza persuasiva e corrosiva che si insinua nelle relazioni umane distruggendole dall'interno, il riuscire ad adoperare la calunnia con maestria tale da avvelenare persino le menti e i cuori più nobili.
Totò, diretto da Pier Paolo Pasolini, nel ruolo della marionetta Iago nell'episodio Che cosa sono le nuvole, da Capriccio all'italiana (1968)
In ultima analisi, la tragedia di Otello può essere vista come un potente scontro tra ordine e caos, con Iago che incarna le forze anarchiche decise a sovvertire ogni ordine sociale, militare, coniugale. Da una parte abbiamo allora Otello, il generale rispettato e il marito fedele, che rappresenta l'ordine costituito e le istituzioni della civiltà veneziana. Dall'altra Iago, una forza puramente distruttiva e destabilizzante, che manovra nell'ombra per far crollare questo mondo di ordine utilizzando l'inganno e la calunnia come armi.
Un aspetto particolarmente tragico della malvagità di Iago è il suo attacco alle relazioni amorose e al legame matrimoniale. Con le sue insinuazioni, riesce infatti non solo a distruggere il grande amore tra Otello e Desdemona, ma anche a creare una profonda spaccatura tra sé e sua moglie Emilia. Semina il seme del dubbio nell'animo di Otello fino a fargli commettere l'indicibile gesto di uccidere la sua amata sposa innocente.
L'alfiere è crudele, sovversivo e aggressivo. È manipolatore, uccide, ruba e appare pronto a tutto per intrappolare gli altri nel suo disegno. Eppure, nonostante la sua indole malvagia, rimane un personaggio che attira e affascina, per tutto ciò che, forse segretamente, ammiriamo senza la forza di metterlo in pratica. Attraverso di lui lo spettatore intravede così gli abissi più oscuri dell'animo umano, quella parte di ciascuno di noi in cui le forze del caos e della malvagità minacciano di prevalere.
La malvagità di Iago è dunque proprio l'aspetto che dà profondità e complessità all'Otello, trasformandolo da semplice dramma di gelosia in una tragedia distruttiva e nichilista. Esplorando le motivazioni e l'indole di questo malfattore straordinario, Shakespeare crea uno dei personaggi più potenti e spaventosi mai apparsi sui palcoscenici del mondo.
Lawrence Fishburne è Otello mentre Kenneth Branagh interpreta Iago nel film del 1995