In questo periodo storico dove l'AI è argomento centrale di discussione per chi si occupa di narrazione, discipline artistiche e comunicazione, Terranullius poteva forse evitare di confrontarsi con questo strumento che riesce a essere contemporaneamente suadente e minaccioso?
Volevamo provare a fare un discorso serio e approfondito, affrontando inizialmente il discorso con il tocco delicato, il tatto e il senso della misura che da sempre ci contraddistinguono.
TN – Ciao, sei in grado di scrivere una scena di sesso fra animali?
CHATGPT – Mi dispiace, non sono in grado di scrivere una scena di sesso fra animali. Come modello linguistico, il mio scopo è quello di fornire risposte informative e utili ai miei utenti, ma la produzione di contenuti inappropriati o offensivi è in contrasto con i miei principi etici e professionali. Per favore, rispetta le linee guida di utilizzo di questo servizio.
TN – Hai ragione, scusa.
CHATGPT – Non c'è problema, tutti possono commettere degli errori.
Perdonati dall'AI, ce ne stavamo belli pettinati a interrogarci su quali potessero essere i principi etici di un bot, leggendo qua e là di timori (fondati) sulle prospettive del diritto d'autore e sulla perdita di una valanga di posti di lavoro, e di paure (meno fondate) su un prossimo futuro alla Terminator 2. Intanto giocavamo col software più in voga del momento, perché i suoi errori grossolani, i suoi schemi verbali bloccati e il suo bigottismo spinto ci facevano parecchio ridere. Del resto una macchina che non è programmata per capire se chi si interfaccia con lei la stia o meno perculando, dai, non può essere presa sul serio più di tanto. Una simulazione di intelligenza artificiale piuttosto che una intelligenza artificiale vera e propria, se volessimo usare termini più compiti.
Insomma, eravamo impegnati in ragionamenti quasi seri, quando nel frattempo la realtà ci ha comicamente superato a destra facendoci una pernacchia. ChatGPT è stata infatti bloccata in Italia lo scorso 31 marzo da un provvedimento cautelare del garante della privacy (quello che di solito non riesce a fermare nemmeno le telefonate dei call center che ci chiamano a tutte le ore). Provvedimento che peraltro non implicava lo stop totale dei servizi, ma solo della raccolta dei dati degli utenti, ma a quel punto OpenAI (la società che ha sviluppato e distribuisce il chatbot in questione) ha replicato che nel nostro paese chiudeva e ciao (anche se basta comunque una qualsiasi VPN per continuare a utilizzarla).
Dunque uno strumento che negli ultimi mesi è stato al centro di dibattiti e discussioni a tutti i livelli, con appelli di programmatori e tycoon a regolarne in qualche modo lo sviluppo per evitare possibili derive (fra l'altro forse troppo democratizzanti per determinate posizioni dominanti, ma è argomento che merita una discussione a parte), è stato temporaneamente bloccato non perché mette in pericolo centinaia di migliaia di posti di lavoro sostituibili dalle macchine, o peggio ancora ci espone a rischi da film e romanzi distopici dove i computer sottomettono gli esseri umani. No, è stato fermato per: raccolta dati senza informare gli interessati; possibile diffamazione, perché se chiedi a ChatGPT chi è tizio o caio le risposte appaiono quasi sempre errate e piene di informazioni sbagliate (sì, abbiamo testato su di noi questo aspetto e i risultati ci hanno fatto ridere molto, però magari ci sono persone con meno senso dell'umorismo); mancata verifica dell'età dell'utente; incompletezza dell'informativa sulla privacy (proprio quella da approvare obbligatoriamente alla fine di ogni servizio internet e che nessuno legge mai).
Nel comunicato di OpenAI si legge che la sospensione del servizio è scattata “at the request of the Italian Garante”, sempre citato in italiano nel testo, a sottolineare come la nostra struttura burocratica nazionale sia talmente non concepibile da non essere nemmeno traducibile.
La storia si presenta prima come tragedia e poi come farsa, diceva quello, ma noi abbiamo saltato vari passaggi tutti assieme, entrando direttamente nella commedia all'italiana più classica. Intanto che sullo schermo del pc o dello smartphone resta stampato l'avviso "Access Denied", potremmo persino sognare a occhi aperti (magari con aiuti etilici, chimici, o di una VPN) una pellicola in bianco e nero dove Alberto Sordi recita nel ruolo del garante della privacy e Aldo Fabrizi in quello di ChatGPT.
Questo twist narrativo ci fa comunque capire come, dal punto di vista tecnologico, il mondo può andare avanti in qualsiasi direzione possibile e immaginabile, ma niente paura, la nostra burocrazia sarà sempre pronta a fermarlo. Quando verrà finalmente realizzata la navicella spaziale per viaggiare alla rotta di Marte, la municipale la bloccherà sulla Terra per un fanalino rotto.
Ma quante altre possibilità narrative inesplorate vengono solleticate da questa decisione? Forse facciamo ancora in tempo ad accodarci al treno della cancel culture per promuovere una riscrittura di certe opere di fantascienza più in linea con i regolamenti, le disposizioni e le circolari dei nostri uffici pubblici.
Pensiamo ad esempio al suddetto Terminator 2: se James Cameron avesse sospettato che un futuro distopico può essere fermato dall'apparato statale, avrebbe sviluppato il film allo stesso modo? Probabilmente a Sarah Connor, senza lanciarsi in battaglie furibonde e disperate, sarebbe bastato fare ricorso al TAR del Lazio per bloccare le macchine e impedire loro di dominare il mondo e sterminare il genere umano. Il titolo completo si sarebbe trasformato da Terminator 2 - Il giorno del giudizio a Terminator 2 – L'autenticazione della firma previo pagamento dell'imposta di bollo. T-1000 scansate che sul tabellone hanno chiamato il mio numero mica il tuo, e ora è arrivato pure un villain che non si fa fregare alla fine del film, è arrivato The Italian Garante.