Simona in the sky with diamonds
Alle nove del mattino suonava una sorta di sveglia, si accendevano dei riflettori di una potenza tale da poter illuminare uno stadio e tutti i concorrenti dovevano saltare giù dal letto per dar vita allo spettacolo dello zoo umano. Quella sera ci sarebbe stata la sfida al televoto tra Simona e Mary, una farsa il cui esito avrebbe comunque soddisfatto gli autori che si apprestavano a liberarsi di una pesantona depressa e praticamente inutile in qualunque tipo di dinamica o di una sorta di provocatrice, sospetta sobillatrice insieme al Duo Teste di Cazzo e ferocemente invisa a Frazzoli, fortemente spinto dalla rete e vincitore designato del programma.
Il Trio della Carboneria si era riunito in sessione plenaria notturna sotto il piumone di Mary e aveva discusso dell’aggressione subìta da Nicola per mano del radiofonico di Centofinte.
Era ormai chiaro che la ragazza sarebbe stata silurata a breve, se non quella sera sicuramente entro poche settimane. Avrebbe dovuto sperare di uscire subito perché se il pubblico si fosse accanito nell’intento di farla restare nello show, gli autori avrebbe inscenato una situazione creata ad arte per eliminarla con disonore. Negli anni passati era già successo. Finti furti, inesistenti atti di bullismo, frasi mai pronunciate con Bricconcelli che in diretta dichiarava di non aver udito quella parola disturbante quindi pregava la regia di recuperare il filmato e oplà! Il concorrente girato di spalle, un sussurro che sembrava proprio la sua voce, ma poteva non essere quella, ma sicuramente lo era perché vuoi mettere in dubbio la serietà della trasmissione? E poi chiediamo anche agli altri concorrenti, lo avete sentito pure voi? E certo, tutti pronti a confermare come da indicazioni fornite dagli autori a microfoni spenti. Insomma, Mary rischiava di uscire con un’accusa che poteva andare dal reato di ricettazione alla pedofilia, quindi meglio farsi buttare fuori dal pubblico subito, quella sera stessa.
“Ma così? Senza lottare? E i tuoi libri? Se ti cacciano adesso la gente ricorderà solo una buffona che si fa uscire l’acqua dal naso per far ridere una banda di deficienti.” Gerardo scriveva con la penna all’henné sul suo braccino secco con una furia che lei non comprendeva, cercando di reprimere il respiro pesante dovuto all’ansia e alla rabbia. I microfoni, da regolamento, non potevano essere abbandonati sul comodino, dovevano sempre rimandare alla regia il suono del respiro e i trasgressori sarebbero stati sanzionati con il solito mezzuccio della messinscena punitiva durante la diretta serale.
“Guarda Nicola, braccio tumefatto, vale la pena?” scrisse lei, ancora sconvolta dallo scontro subito il giorno prima da Terrone, ufficialmente raccontato agli altri concorrenti sotto le telecamere come “una scivolata in bagno” causata di un po’ d’acqua sotto il lavandino.
Gerardo e Nicola non tolleravano l’idea che Mary potesse essere sacrificata per aver tenuto testa a un borioso imbecille, infiltrato nel gioco per fare pubblicità a una radio di proprietà della rete.
Erano diventati famosi producendo testi di merda su degrado e insofferenza alle regole, cantati con l’ausilio di programmini correttori d’intonazione che producevano un orrendo effetto metallico, particolarmente in voga tra i ragazzini senza talento e con grandi ambizioni. Non erano più coetanei dei loro followers da almeno dieci anni e speravano di poter usare quel patrimonio di sostenitori per vincere un po’ di soldi al TBB e aprire un locale di musica jazz, uno di quei pub con musica dal vivo che ormai non esistevano più, con un tipo di musica che non portava like sui social ma permetteva di selezionare una clientela interessante e di un certo livello.
Avevano cominciato per gioco a vent’anni, guardando sui social dei video sponsorizzati di un tizio, inspiegabilmente molto noto tra i loro coetanei, che non sapeva cantare né andare a tempo e produceva certe canzoncine rabbiose con testi che incitavano i ragazzini a ribellarsi ai prof e alle regole della scuola, manco fosse Roger Waters. All’inizio ridevano di quel personaggio imbarazzante, molto condiviso da un pubblico di ragazzini che si scambiavano quei video per prendere in giro la loro vitaccia da studenti sgangherati, ma poi cominciarono a chiedersi se non si trattasse invece di una furba operazione di marketing studiata a tavolino da un tizio molto più in gamba di quanto sembrasse. E se ci provassimo anche noi? Avevano cominciato a chiedersi, un po’ per scherzo e un po’ per capire se l’idea fosse realizzabile. Una sera, dopo qualche birra nel loro pub preferito, ascoltando in sottofondo un concerto dei Marillion, si misero a scrivere il testo più imbecille che riuscissero a concepire. Immaginarono sé stessi mentre interpretavano quella cosa imbarazzante, confrontandosi sulle espressioni del viso più adatte, gesticolando come un automobilista furioso al quale hanno rigato la macchina e canticchiando dei motivetti puerili che potessero fare da sottofondo a quell’immonda spazzatura letteraria. Era tutto di una tale bruttezza che l’entusiasmo cresceva in maniera esponenziale. Con la compagnia di una birra e il sottofondo entusiasmante, quell’idea sembrava sempre più intelligente. Il giorno seguente gli amici si ritrovarono a casa di Nicola per rivalutare le decisioni prese la sera prima alla luce della sobrietà e fuori da un contesto di rilassatezza e benessere come il locale dove puoi bere e ascoltare musica eccellente.
Tra molti tentennamenti e dubbi su come risolvere vari problemi tecnici e spese di connessione, trovarono un accordo su tutto come solo due grandi amici e compagni di bevute riescono a fare. Discussero per ore prima di trovare un nome giusto per il duo, il più brutto possibile, e alla fine produssero il loro primo capolavoro “Allunga la spranga”, un piccolo componimento musicale con un certo numero di allusioni sessuali piuttosto esplicite, ambientato in un istituto tecnico di Lecce. Come base musicale fu scelto incautamente il ritornello di un obbrobrioso cartone animato molto in voga tra i ragazzi che raccontava le vicende di un panino al formaggio e dei suoi amici cetriolini, in seguito modificato per non incorrere in una denuncia per violazione del copyright. Il brano venne caricato su YouTube con un’immagine fissa ed ebbe subito un enorme successo. Nacque così l’idea di produrre orrendi aborti di canzone con spericolate rivisitazioni di grammatica e incitamenti a evadere le tasse e ribellarsi ai poteri forti. La merda, in pratica. Dopo i primi due anni di ubriacatura da like, followers, sponsorizzazioni e articoli denigratori sulla gioventù senza ideali, Nicola e Gerardo si erano già stufati di produrre il peggio che riuscissero a concepire per restare fedeli ai propri personaggi, tanto amati da un pubblico numeroso, incazzato e fedele: l’idea era quella di mettere da parte un po’ di soldi e aprire il locale dei loro sogni. Il mercato della bruttezza on line si era subito riempito di artisti da cameretta e concorrenti trombati dai talent show nati pochi anni più tardi, quindi non si guadagnava più come prima, ma le sponsorizzazioni non mancavano grazie al numero di followers. Finalmente arrivò l’offerta di partecipare al provino per TBB, l’ultima possibilità di chiudere con quell’attività umiliante e realizzare il sogno di una vita.
Questo era l’elemento in comune che sfuggiva a Mary, il Duo Teste di Cazzo recitava una parte esattamente come lei. Erano gli unici oltre lei a coltivare altre ambizioni, a recitare parti oscene per riuscire a muoversi in un ambiente ostile, dominato da personaggi imbarazzanti e mediocrità elevata ad arte. Ma i soldi servivano per liberarsi da quel pantano e riuscire finalmente a produrre e proporre bellezza perché nessun imprenditore era più disposto a investire nel talento.
Le case editrici maggiori si servivano esclusivamente di agenti letterari per pubblicare emergenti mentre sfornavano continuamente libri firmati da personaggini televisivi o provenienti da sport popolari, scritti in realtà da giornalisti sconosciuti, i Cyrano per vip illetterati.
Le case editrici minori non investivano su un emergente se questo non si presentava con un certo numero di followers e si impegnava a organizzare presentazioni, oppure non garantiva un numero stabilito di preordini: in pratica era l’autore stesso a dover fare il lavoro della casa editrice ma cedendole tutti i diritti e intascando un 2% sul venduto.
Per Mary era finita, sarebbe uscita quella sera al televoto o a breve in qualunque altro modo, orrendo e scorretto, perché la produzione aveva deciso così, anzi peggio, Frazzoli lo aveva deciso. Il radiofonico si sentiva minacciato e oltraggiato dal fatto che una sconosciuta battutista lo avesse più volte insultato sottotraccia, appena sotto il pelo dell’acqua. Un energumeno vigliacco che aveva aggredito una persona, facendogli un agguato nel cesso, perché non tollerava che si ridesse della sua spocchia.
Più rimuginava e più Mary si sentiva montare un calore dallo stomaco fin verso la testa. Il gioco era finito, era arrivata ai saluti finali, baci e abbracci, grazie Umby, grazie pubblico, saluto tutti quelli che mi conoscono.
La sera della diretta cominciò con la disamina di una discussione avvenuta in settimana tra Carla Lisciarelli e Paolina Pappi, una vera manna per la trasmissione e un regalo del cielo del tutto inaspettato in quanto l’alterco era frutto di una spontanea e verace antipatia tra le due. Carla, signora attempata con una luminosa carriera alle spalle, di idee illiberali e antidemocratiche, nostalgica del “verghismo” (regime totalitario che durò un ventennio, molto amato da artisti decaduti/mai decollati con velleità di infestare la tv sotto forma di trombati-rottamati-rigenerati), protetta e riverita dal presentatore Bricconcelli, anch’esso illiberale, omofobo e un po’ “vergo”.
La cantante non tollerava la presenza, o meglio, la stessa esistenza di Paolina Pappi, la quale, oltre a essere una donna libera e autodeterminata, era anche molto attiva nel sociale, presenziava a eventi di beneficenza, sosteneva le minoranze ed era un’attivista dei diritti civili. La pornografia le aveva dato autonomia economica e visibilità, in pratica l’aveva resa libera di fare politica e di invadere qualunque spazio per essere ascoltata. Partecipava a TBB solo per il piacere di occupare quell’avamposto borghese e bigotto. Era bella, intelligente, politicamente preparata e non doveva favori a nessuno: era tutto ciò che Carla detestava.
Si erano scontrate sui tempi di cottura della pasta e l’esegesi della perfetta durezza della mezzamanica, con tutte le sue possibili implicazioni, stava appassionando milioni di telespettatori.
Dopo tre quarti d’ora di discussioni culinarie che inclusero anche l’eminente opinione dello chef Bernardino, ci fu un cambio di atmosfera e si passò al momento dedicato all’uscita del personaggio meno amato dal pubblico tra Mary e Simona.
Bricconcelli aveva assunto una posa da esecutore testamentario, nel suo completo grigio con cravatta sfiziosa viola ed elefantini verdi volanti «cari amici telespettatori, adesso scopriremo quale dei nostri inquilini dovrà lasciare il prefabbricato di TBB. Ma prima le nostre Mary e Simona avranno a disposizione trenta secondi per dire quello che vogliono agli altri concorrenti». Il giochino dei trenta secondi era nato all’epoca delle prime edizioni, quando il gioco era ancora abbastanza libero. Serviva a creare una situazione imbarazzante per il concorrente non eliminato, il quale, dopo quello sfogo sarebbe rimasto nel prefabbricato a litigare con gli altri per ciò che aveva detto.
Toccava a Simona, partì una sorta di cronometro con un ticchettio ipnotico di sottofondo e una musichetta nauseante.
La donna guardava un punto fisso e non sembrava intenzionata a proferire parola ma muoveva impercettibilmente le labbra, solo un tremito, mentre le mani sembravano tenere il conto di qualcosa.
«Avanti tesoro mio, mica possiamo aspettare tutta la sera!» la incalzava Bricconcelli con tono canzonatorio.
“Forza, dai… prova a dire qualcosa, ce la puoi fare” le sussurrava dolcemente Paolina mentre le accarezzava un braccio.
«La testa…» disse quasi rantolando Simona.
«Non ho capito, cosa? Vabbè comunque il tempo è scaduto, devo andare avanti tesoro, mi dispiace, poi se resti nella casa ne parliamo meglio.» mellifluo, accompagnava quelle frasi di gomma con un irritante ondeggiamento delle braccia «Adesso ci dedichiamo alla nostra Mary i suoi “ultimi – trenta – secondi”, prego la regia di far partire il tempo. Vai Mary.»
Esitazione. La ragazza deglutì rumorosamente. Sembrava aver perso l’attimo, doveva raccogliere le idee o forse il coraggio.
“Pure tu? Non mollare adesso, dai bella, non mollarmi adesso.” le sussurrava Paolina, autenticamente preoccupata per quelle donne così fragili e poco strutturate. Aveva parlato con loro tante volte, aveva offerto loro sostegno e complicità, dai cazzo, diamo un esempio positivo al pubblico a casa.
Quindici secondi.
«E ma stasera che succ…» Bricconcelli cercava segnali dalla regia per capire come andare avanti.
«Ci sono. Eccomi.» lo interruppe Mary.
Venti secondi.
“Dai Mary, non lasciarti spaventare, stai con me, vai avanti” sussurrò Paolina mentre la fissava con quegli occhi socchiusi, l’espressione decisa che forse era la caratteristica che le aveva permesso di emergere nel mondo del porno “non sei sola, non lo sei mai stata”
Venticinque secondi.
Nicola e Gerardo non avevano mai sorriso quella sera, erano seduti su un divano distante da lei e fissavano un rozzo tappeto di pelo folto azzurro, scelta di uno sponsor che si occupava di arredamenti piuttosto pretenziosi. Non volevano guardare in faccia la disfatta, sentivano che se non ce l’avesse fatta l’amica, anche loro sarebbero andati a fondo. Alzarono la testa nello stesso momento avvertendo una sorta di scarica elettrica, forse solo la speranza che l’influenzatrice non si fosse arresa.
Trenta secondi.
«Dai Mary, coraggio, cosa vuoi dire ai tuoi compagni che ti hanno votato per farti uscire», la incitava malignamente il damerino con la cravatta con gli elefanti.
Quaranta secondi.
Simona si stava agitando, contava, poi sussurrava. Le sue mani trovarono la testa e la strinsero forte perché stava per scoppiare quel maledetto calore, quello che sempre la spaventava e provocava dolore e sofferenza, quello che le regalava per qualche minuto uno scoppio di consapevolezza. All’improvviso ricordava ogni cosa e capiva. Vedeva l’intero quadro, comprendeva, riconosceva le conseguenze delle sue azioni, tutto ciò che rifiutava di mettere insieme si ricongiungeva da solo e le si piazzava davanti.
Cinquanta secondi.
Mary si alzò come un pupazzo con la molla quando si apre la scatola, tutto d’un fiato urlò «Il programma è finto gli autori ci dicono cosa fare Frazzoli è una merda di uomo protetto dalla rete figlio di puttana» riprese fiato «ha massacrato di botte il mio amico Nicola gli autori hanno visto tutto ci trattano come cani ammaestrati» pausa « e vaffancuuuulooo Umby» con vocetta stridula da bambino lagnoso e un gesto dell’ombrello talmente ampio da farlo sembrare una coreografia di balletto classico interpretata da un ubriaco.
“Amico?” sussurrò Nicola? «Sì fratello, ha detto amico, cazzo se l’ha detto» rispose Gerardo, dandogli una gran pacca sulla schiena ossuta. «Qualcuno ha detto cazzo?» si svegliò all’improvviso Erminio Cede,
«Ci puoi scommettere il pisellino» gli rispose ridendo Paolina che saltò in piedi e cominciò ad applaudire e a ballare, una bimba davanti alla sua torta di compleanno. Gli influenzatori cominciarono tutti a battere le mani guardando Mary che sprofondava disfatta con le guance viola, mentre il Duo Teste di Cazzo la abbracciava ed esultava come in una finale di campionato.
Intanto i vip avvezzi al controllo e alla finzione si trovarono senza un copione, ormai valeva tutto.
Carla Lisciarelli immaginò subito di avere la vittoria in tasca, consapevole del fatto che tutti i giovani sarebbero stati cacciati con ignominia nel giro di pochi minuti, quindi assunse una posa alla Rita Hayworth e raggiunse un angolo del salone, in silenzio, comunicando distanza e disapprovazione.
Rissa Dallaspesa immaginò sé stessa alla conduzione di un programma per giovani, molto avanguardista, tipo studio senza scenografia, tanti ragazzi seduti a terra in cerchio e lei nel mezzo a far loro domande con piglio autorevole ma non autoritario, come una sorella maggiore ma con la giusta distanza: avrebbe chiamato il programma “Sodali” e sarebbe stata la sua rinascita in tv. Ubriacata da quell’immagine assunse un’espressione decisa ma magnanima, fece un lieve cenno d’assenso e diede qualche colpetto stitico di mano appena accennato sul palmo, come una damina che assiste allo spettacolo dal loggione.
Lumas non aveva capito perché ci fosse stato quell’atto di ribellione, per lui tutto procedeva bene e si divertiva molto, ma immaginando che quei cari ragazzi avessero dei buoni motivi per esultare, semplicemente si accodò con il consueto entusiasmo con cui aveva sempre accettato scherzi e cordiali imboscate, ridendo e agitando le braccia in modo insensato.
Erminio Cede restò seduto con le braccia conserte, assolutamente indifferente e in attesa che gli venisse chiesto cosa pensasse della lite sulla cottura della pasta, questione sulla quale era preparatissimo in quanto si era studiato tutta una disanima da proporre in diretta, a metà tra l’enogastronomia e la natura dell’animo femminile.
Frazzoli era immobile, gonfio di veleno in fase di eruzione ma calmo, era pronto a dare vita al piano B, quello studiato insieme agli autori in caso di defezione di uno dei concorrenti o di ammutinamento del cast. Tra poco il gioioso festeggiamento si sarebbe spento e Bricconcelli avrebbe dato la parola alla parte lesa dopo aver staccato i microfoni a tutti gli altri, togliendo loro la possibilità di replicare. Franco aveva un protocollo pronto per ogni concorrente: sai perché ha detto/fatto questo? Caro Umby, non avrei mai voluto portare alla luce questa cosa ma visto che la correttezza verso il pubblico e gli autori del programma me lo impongono, dirò ciò che ho scoperto.
A seguire, reati a scelta libera, dal furto alla violenza sessuale, quindi espulsione immediata dei concorrenti rivoltosi, sostituiti da un secondo cast di panchinari sempre pronti. Titoli sui quotidiani di proprietà dell’emittente, martellamento sponsorizzato in rete grazie a centinaia di blog prezzolati e divieto assoluto di ulteriori presenze in tv grazie a subdoli accordi con le altre reti televisive.
La morte sociale. La fine con disonore.
I concorrenti si ricordarono della presenza inquietante di Frazzoli e cominciarono a scambiarsi gesti e occhiate eloquenti abbassando il tono del loro entusiasmo, rendendosi conto che fino a quel momento avevano visto una luce accecante ma il tuono doveva ancora arrivare. Un po’ di tensione, i sorrisi ancora addosso, l’adrenalina a livelli industriali, i coinquilini ripresero posto sui divani ma stavolta tenendosi per mano e creando una catena umana di emozione e sostegno, tranne Lisciarelli che continuava a manifestare disapprovazione verso il gruppo di eversivi da una posizione distante.
Simona non stava ferma, adesso ondulava con le mani sulla testa, andava su e giù, mugugnava “no, non mi ricordo, non mi ricordo”, era impossibile tenerle la mano, opponeva una resistenza straordinaria e continuava a fare su e giù con la schiena.
I microfoni vennero spenti, la parola a Frazzoli, come da copione.
«Scusa Umby, perdona l’emozione» la voce tremava ma non stava recitando, era solo gonfio di rabbia per non aver potuto risolvere la cosa a modo suo, con una bella strizzatina a quella cretina inutile, faccia di merda, «come capirai, in questo momento sono molto provato…» Simona continuava il suo lamento fastidioso “non mi viene, non mi ricordo”,
«… provato, sì, dicevo…»
“oddio erano uno, due, tre”
«… e …capisci, purtroppo devo dire che…»
“quattro, sei, no cinque, sei, sette”
«che… che.. che cazzo! La pianti tu? Ritardata di merda, è un mese che ci rompi i coglioni, conta i passi che ti portano a fare in culo, porca puttana!»
Silenzio, uno, due, tre secondi, lo scoppio di una risata sotto forma di raglio, era Gerardo, poi tutti in coro, ancora sotto l’effetto di quell’adrenalina accumulata pochi minuti prima, si unirono in una risata impetuosa, furiosa, inarrestabile che entrava nel microfono del radiofonico e raggiungeva il pubblico dopo aver abbattuto la diga sonora della regia.
“erano, no, non lo so, non mi concentro…” Simona continuava a mugugnare, mentre gli altri ridevano
“tre, quattro, cinque, sei…” e Frazzoli bestemmiava sollevando di peso qualcosa,
«ditemi da quanto siamo qui, ditemi…» cercava di farsi sentire Simona ma era scoppiato il caos e nessuno la udiva,
«ditemi che giorno è, da quanto shdo qua???? Da quanto??? Ditemi…» Urlava disperata, intanto Frazzoli aveva sollevato una orrenda sedia con lo schienale a forma di occhio, dono dello sponsor e la brandiva contro Mary. Gerardo e Nicola si tuffarono sulla ragazza formando una fragile protezione, pronti a farsi spaccare la schiena, mentre lei li abbracciava e li stringeva forte, nel panico assoluto.
«La bambinaaaaaa! La bambina miaaaaaa! Andate a vedere dove shdaaaaa! La bambina ha fameeeee!» urlava Simona con quei buchi neri al posto degli occhi che si allargavano sempre di più come se volessero assorbire tutta la stanza «la bambinaaaaaaaaa non ha i bibbirooooo’! Ce ne shtanno pochi, andate a vede’ la bambinaaaaaaaaaa!!!!»
Si alzò di colpo e riuscì a far esplodere tutta la sua massa contro una telecamera che all’improvviso inquadrò solo un’enorme bocca spalancata che urlava «correteeeee dalla bambinaaaaaaaaaaa!!!!»
La testa le esplodeva, in quel momento sapeva tutto: il vestito sul letto, i biberon pieni di latte, sette, per una settimana, perché così era stato programmato, sarebbe rimasta una settimana poi al primo televoto sarebbe subito uscita perché agli autori serviva come riempitivo e scarto utile per non far uscire subito i concorrenti più forti. Invece il pubblico l’aveva preferita contro ogni aspettativa a Giò Fraschetta, primo trombato di quella edizione e lei era rimasta.
Quella sua aria perennemente assente, quell’autentica malinconia, le frasi incomprensibili, l’avevano resa immediatamente un idolo per il pubblico a casa. Erano nate pagine social per sostenerla, le famiglie discutevano su cosa fosse realmente quella strana creatura, sarà sincera o finge? Se recita è un’interprete straordinaria. Perché fissa la telecamera da ore? Ci prendono in giro? Secondo me pensa, no anzi, ricorda, ma forse ci guarda, lei guarda noi, la meta tv, un’istallazione artistica, è futurismo, è arte.
Morena fu ritrovata nel suo lettino, stringeva la sua nanna, il pannolino straripante dei suoi ultimi sforzi. Circondata dall’odore pungente del latte inacidito nei sette biberon che non aveva neanche potuto consumare perché Simona fu disturbata da Enzo proprio nel momento in cui stava per sistemarli nel lettino, dopo aver inserito l’ultimo vestito nella seconda valigia. La prima era già chiusa e adagiata sulla soglia del portone di casa. Quella strana donna era uscita con l’accompagnatore scelto per lei dal vicino ed era rimasta a casa del nuovo amico tutta la notte. Il giorno dopo era andato a prenderla Enzo «Simonetta, tesoro bello, vedi che Enzo tuo pensa a tutto? Adesso ti porto io al programma, ti ho pure preso la valigia che avevi lasciato davanti alla porta, scordarella! Vedrai che poi coi soldini che vinci mi puoi fare pure un regalino, così festeggiamo questa bella avventura, eh? Che dici Simonuccia mia?». L’uomo non aveva neanche guardato in camera da letto, dando per scontato che la bambina fosse stata già portata via dalla nonna.
Dopo
Era passato un mese dall’ultima puntata dello show, interrotto dopo il ritrovamento della piccola Morena. Bricconcelli era ancora ospite fisso di tutti i contenitori di cronaca nera dell’emittente.
Quel pomeriggio faceva parte degli ospiti di un talkshow durante il quale aveva dato la propria opinione su un conflitto bellico in atto in Medio Oriente, un virus appena scoperto in India e potenzialmente molto contagioso, un ottimo decreto legge appena varato contro la vendita di una bevanda energetica, equiparata a droga leggera e quindi primo passo di un cammino che avrebbe sicuramente portato all’uso di eroina, e l’ultima operazione di chirurgia estetica subita da Erminio Cede. Il pubblico era in attesa di aggiornamenti sul processo a carico di Simona, con tutte le ultime interviste fatte a parenti e conoscenti. Ci sarebbe stato anche un collegamento con una ex compagna di scuola che avrebbe spiegato come fosse stato evidente già dalle medie che la donna avrebbe ucciso qualcuno, si vedeva che era strana.
L’imprenditore che possedeva l’emittente aveva subito prodotto un ottimo comunicato stampa per dichiarare che non ci sarebbe stato mai più un caso del genere (del genere che il suo pubblico apprezzava molto a giudicare dagli ascolti dei talkshow che se ne occupavano) e con grande tristezza e rammarico, dichiarava solennemente che i prossimi casting sarebbero stati più accurati. Per altro sarebbero cominciati il mese successivo, giusto per far ripartire TBB, edizione speciale dedicata alla memoria di Morena.
Bricconcelli indossava un farfallino rosso con apette blu e gialle e sedeva tronfio, con aria importante, come un totem su uno sgabello accanto alla giornalista che gli chiedeva quali fossero gli ultimi aggiornamenti sul processo.
Mary lo osservava quasi ipnotizzata dal pc portatile di Gerardo. Erano in ospedale e come ogni pomeriggio facevano compagnia a Nicola, ricoverato con la schiena fratturata in più punti, dopo aver affrontato fieramente la sedia scagliata da Frazzoli.
«Madonna come si sente potente l’Umby, guardalo come fa la faccia triste, oddio pure la voce, roca proprio» commentava la ragazza,
«Te lo dico io perché: quello ha svoltato, ogni sera torna a casa sua, si mette in mutande davanti allo specchio e canta tutto il repertorio della Lisciarelli ancheggiando come un pupazzo pubblicitario gonfiabile, hai presente?» rispose Gerardo agitando le braccia in aria.
«Finitela di fare i cretini che se rido mi esce una costola dal petto, mannaggia a voi!» Nicola era comunque di buon umore.
Mentre continuava lo spettacolo horror di Bricconcelli, Gerardo abbassò l’audio e guardò gli amici con aria improvvisamente malinconica «e adesso che facciamo? Pure la penale ci hanno fatto pagare, magari ci si faranno l’aperitivo col Frazzoli. Siamo tagliati fuori, abbiamo chiuso, siamo appestati. Prima, entrando, mi è parso che persino l’infermiera mi guardasse male, vi giuro! Come ti trattano socio?» chiese con sincera preoccupazione a Nicola.
«Tranquillo compare, la gente ti guarda storto perché porti i jeans sotto il culo, devi finirla di vestirti da personaggio, ormai Terrone e Mestizia non esistono più, ci hanno fatto diventare» enfasi «“il male” … facciamo paura pure ai terroristi! Uuuuhhh!» ululò scomposto ma subito fu preso da un dolore alla schiena e il sorriso divenne una smorfia di dolore.
«No ragazzi, sul serio, adesso che facciamo?» chiese Gerardo più a sé stesso che agli altri.
Mary, da aspirante scrittrice, aveva un pensiero che continuava a girarle in testa da quando era uscita dal programma.
«Allora, non so, potremmo sempre rivendercela questa nuova immagine di Nemici Pubblici, che cazzo! Avete letto quella roba orrenda di quel Colonnello che si è autoprodotto un libro pieno di porcherie omofobe e di errori imbarazzanti di grammatica? Ragazzi non ridete, ha venduto tantissimo, la gente lo regalava per prendere per il culo gli amici, ha fatto un sacco di soldi!»
A dir la verità non era una proposta vera ma uno sfogo che attendeva di uscirle dalla bocca da un po’.
Nicola stava osservando Bricconcelli che blaterava qualcosa con aria importante e senza distogliere lo sguardo dal portatile muto si rivolse all’amica «che ne diresti di un bel libro autoprodotto dove bestemmi contro gli ebrei? Sembra che una merda del genere, riproposta periodicamente, riscuota un certo successo in ogni angolo del mondo. Scommetto che avrebbe il suo mercato».
A questo servivano gli amici, a darti una strigliata quando serve.
I ragazzi la guardarono, le sorrisero e cominciarono a darle pacche e carezze sulle braccia.
Arrossiva e sorrideva,
«Va bene, ho capito. Che cazzo però!»