Negli oscuri sotterranei della Analytics & Business University di Pensacola, Florida, un respiro metallico echeggiava tra le pareti di cemento. Era il sospiro cadenzato della Hollowmatic 3000, l'ultima versione della macchina revisionale testuale creata dal genio visionario del professor Malcolm John Hillel.
Non si trattava di un semplice congegno per lavorare sui testi scritti, ma di una divinità post-moderna, un divoratore di parole inesorabile la cui esistenza, secondo i detrattori, minacciava l'essenza stessa della comunicazione umana.
La sua struttura massiccia occupava un'intera stanza a volta, con pannelli di controllo che si estendevano come tentacoli d'acciaio lungo le pareti. Al centro, un enorme cilindro trasparente ruotava lentamente, ingurgitando fogli di carta con la grazia di una balena che inghiotte plancton.
Fu in quell'antro che Hillel convocò una ristretta cerchia di collaboratori per assistere alla prima, storica dimostrazione della sua creatura. Mentre gli ospiti si accomodavano su rigide sedie di metallo, il professore si avvicinò al pannello di controllo con un'aria di smisurato orgoglio.
"Signori," esordì con una voce che evocava lo sferragliare di ingranaggi. "Quello che vedrete oggi cambierà per sempre il nostro modo di concepire la scrittura. La Hollowmatic rappresenta l'apice dell'efficienza nella gestione e classificazione delle informazioni scritte."
Con pochi gesti studiati, azionò una serie di leve e interruttori che misero in moto l'intera stanza. Il cilindro centrale prese a ruotare più velocemente, mentre sottili bracci meccanici iniziarono a depositare fogli di carta al suo interno.
"Per questa dimostrazione," continuò Hillel, "utilizzeremo come testo di prova il mio stesso manuale di istruzioni per la macchina, ovviamente quello della sua versione primigenia. Osserverete come, partendo da pagine di inutile prolissità, l'Hollowmatic sarà in grado di estrarre l'essenza stessa del significato in pochi, potenti enunciati."
I fogli vorticavano ora attraverso il cilindro trasparente, quando all'improvviso una serie di lame affilate scattarono all'interno, dilaniando con precisione chirurgica il testo in pezzi microscopici. Il professore, di fronte agli sguardi scioccati dei presenti, annuì con fare teatrale.
"Non temete! È solo la prima fase del processo. L'Hollowmatic deve prima sbarazzarsi degli elementi superflui come refusi, punteggiatura errata e ripetizioni."
Mentre i frammenti di carta continuavano a rimescolarsi, una serie di potenti ventole si attivarono, separando le particelle in diversi cumuli ordinati sul pavimento. Hillel indicò soddisfatto le diverse pile.
"Osservate! Qui abbiamo qui gli errori di battitura, qui le ridondanze, qui le consecutio sbagliate... in questo modo la Hollowmatic 3000 ha ridotto centinaia di pagine a un nucleo compatto di informazioni essenziali."
Con un comando secco, il cilindro riprese a ruotare inghiottendo nuovamente le particelle residue. Questa volta, una serie di lame ancora più sottili comparvero dalle pareti, tranciando minuziosamente le parole in singole sillabe.
"Adesso eliminiamo gli elementi grammaticali meno significativi come articoli, congiunzioni e preposizioni," annunciò il professore. "Così facendo, ci concentriamo sul nocciolo concettuale."
Si udì un frenetico vorticare di suoni smozzicati, mentre le ventole separavano le sillabe in nuovi mucchietti sul pavimento. A poco a poco, la forma del testo originale si stava dissolvendo in una sorta di poltiglia verbale.
"Incredibile..." mormorò uno degli osservatori. "Quanto può ancora ridursi prima che il significato venga compromesso?"
Un ghigno quasi maniacale si dipinse sul volto di Hillel mentre si voltava verso il pannello di controllo principale.
"Fino a quando sarà necessario. La Hollowmatic non si ferma qui. Dopo aver distillato le parole più frequenti, procederemo ad analizzare i periodi chiave e a condensarli ulteriormente. Solo allora emergerà il vero, purissimo zoccolo duro del significato del testo."
Con una serie di complesse manovre, azionò una nuova sequenza che fece entrare in azione lame ancora più esili, quasi al limite del sub-atomico. Questa volta, le singole sillabe vennero suddivise in lettere dell'alfabeto, che si mischiarono in un nuovo vortice multicolore.
Poi, con cura maniacale, le ventole iniziarono a smistare le lettere in gruppi sempre più piccoli, fino a formare brevi frasi di quattro o cinque parole. Hillel sorrise raggiante mentre l'ultima di queste definizioni lampeggiò su un piccolo schermo:
Macchina. Revisione. Testi. Condensare. Significato.
"Ecco!" esclamò non riuscendo a nascondere il compiacimento. "Tutto il manuale di istruzioni condensato in un'elegante sintesi. La Hollowmatic 3000 ha rimosso ogni singola particella di ridondanza, lasciando solo il fulcro nudo della comunicazione, il nucleo essenziale del messaggio!"
Uno sguardo di sgomento si diffuse tra i presenti mentre esaminavano la frase spoglia, depennata di ogni dettaglio o sottigliezza, di ogni articolo o congiunzione, di ogni coniugazione. Qualcuno aveva persino iniziato ad allontanarsi lentamente.
Ma Hillel non aveva ancora finito. Con un ampio sorriso, sollevò una delle leve principali rimettendo in moto l'apparato, facendo di nuovo vorticare il cilindro a una velocità forsennata.
"In realtà..." strillò per superare il frastuono assordante "… si può ottenere una revisione ancora più sostanziale! Guardate!"
Dentro il cilindro, le cinque parole rimasero appese per un istante prima di venire separate in singole lettere, e dopo ancora in minuscoli frammenti di inchiostro, fino a dissolversi in un pulviscolo di particelle indistinguibili.
Le ventole aspirarono l'ultima nuvola di detriti verbali lasciando solo un vuoto immacolato.
L'urlo del professore riecheggiò nella stanza: "Ecco! Ecco il vero, immacolato significato! Il nulla! La perfetta assenza di ogni ridondanza, di ogni inutile orpello!"
L'uomo cadde in ginocchio, respirando affannosamente, mentre i suoi collaboratori si allontanavano in un silenzio carico di perplessità. Nessuno osava avvicinarsi alla creatura che aveva appena scomposto e inghiottito centinaia di pagine in un vortice di auto-annientamento semantico.
Solo quando l'ultimo degli osservatori ebbe varcato la soglia, Hillel si voltò a fissare l'Hollowmatic esausta, un vago sorriso di trionfo ancora stampato sul volto. Aveva raggiunto il suo scopo finale, la definitiva revisione del linguaggio in un guscio vuoto di perfetta, immacolata mancanza di significato.