Il Libello Fallico   (seconda parte)
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Il Libello Fallico (seconda parte)

 

Leggi qui la prima parte del racconto

 

Alla fine Pannacci guadagnò abbastanza like sui social da convincere Spacciati a farlo entrare ufficialmente nel partito, con la speranza che utilizzando le grandi idee dello scrittore si potesse recuperare consensi tra gli elettori delusi di Peperoni. Il presidente del consiglio era diventato eccessivamente cauto e non più vicino alle esigenze di chi votava alle estremità, destra o sinistra è uguale, per ottenere che il governo desse voce ai più profondi e ancestrali istinti dell’essere umano. Bisognava tornare al rispetto dell’uomo naturale, quello vero, che strappava la pelle delle prede a morsi e faceva la cacca dove capitava: era l’elettore che lo chiedeva.

Un grande cavallo di battaglia di Autonomia Milano Capitale riguardava il sacrosanto uso delle armi. Potrei dilungarmi riportando le motivazioni dei Repubblicani americani e parte dei Democratici a sostegno dell’autonoma difesa a pallettoni della proprietà privata, che sono esattamente quelle usate da Spacciati, ma sarà più interessante passare all’integrazione del pensiero, alla base di tali posizioni, offerta da Pannacci. Per anni il partito aveva cercato di affermare la necessità di ronde private (le cosiddette “Ronde Pagane”) a sostegno delle forze dell’ordine, che presidiassero le strade di tutt’Italia, munite ovviamente di rosario d’ordinanza e armi da fuoco.

Questa futuristica e innovativa visione della sicurezza fu subito stroncata dalle stesse forze dell’ordine che preconizzarono una marea di esaltati per le strade, poster dell’A-Team appeso in bagno e testosterone in pillole sul comodino, con la possibilità di ferire gli altri e spararsi nei piedi.

Si passò a testare via social gli umori della base elettorale nei confronti dell’idea di introdurre a scuola l’ora di “sparo al ladro dei benzinai”, che consisteva nell’insegnamento, teorico e pratico, dell’arte di sparare nel culo di esseri umani in fuga. Naturalmente la pratica sarebbe stata del tutto sicura, perché orientata a insegnare ai ragazzi come infliggere amputazioni e morte a uomini inermi, puntando rigorosamente alla schiena di fuggitivi. Se gli studenti si fossero trovati ad affrontare con la propria arma scolastica un lestofante non intenzionato ad arrendersi, la sparatoria si sarebbe positivamente risolta con due uomini e terra: un notevole risparmio di soldi pubblici in cure mediche, processo e soggiorno in galera. Allo studente sarebbe comunque stato concesso un ottimo voto finale, postumo ovviamente, che comunque avrebbe fatto media.

Anche questa idea fu bocciata, a causa della persistente campagna di odio messa in atto dalla Sinistra, la quale, a un esemplare cittadino che difende i propri beni, preferisce sempre un malfattore malvagio maleodorante maleducato.

L’unico timido successo in materia di armi si concretizzò grazie a un gioco di parole. Dopo aver ribattezzato i vigili urbani “polizia urbana”, fu facile confondere le idee ai perMalisti di Sinistra e distrarre i cittadini quel tanto che bastò per armare squadroni di impiegati comunali, passati da sonnacchiose scrivanie alla strada, a bordo di macchine con scritte allegre e rassicuranti, tipo “POLIZIA (scritto grande) municipale (con gli stessi caratteri delle clausole imbroglione dei contratti) per servire, proteggere e sparare”.

Appena entrato in AMC Pannacci fece il suo personale miracolo: e se usassimo l’immotivata e innaturale aversione della Sinistra nei confronti delle armi, per tirare uno scherzetto all’odiato alleato Peperoni? Fu il nuovo guru del partito di Spacciati a realizzare il “Children Act”. L’idea fu ispirata da un fatto di cronaca riguardante alcuni minorenni armati (due diciassettenni e un ventunenne che dimostrava sedici anni e usava il termine “un attimino”) che avevano rapinato il cinema Gran Multisala di Frevegno, un paesino di campagna calabrese. La logica deduzione fu che i ragazzini in Italia hanno accesso facile alle armi, guardano troppa tv invece di istruirsi e portano pantaloni discutibili con il cavallo a un’altezza allarmante, dunque, se delinquono, vanno trattati come adulti: niente più tribunali per i minori e strutture protette.

Solo galera.

Come i grandi, in mezzo ai grandi, in balia dei grandi.

La genialità di tale intuizione stava proprio nella possibilità di trasformare in vanto, la vergogna di non spendere i soldi dei contribuenti per: scuole, attività sane, sport accessibile anche ai bambini provenienti da famiglie povere o problematiche, spazi aperti per giocare ed educare al bello, possibilità di accesso alla cultura per tutti. Invece di investire sugli educatori, si spazzavano sotto il tappeto i male-educati. Nascere in una famiglia in difficoltà era una colpa.

Se i bambini vengono rinchiusi, il cittadino risparmia e il denaro può essere investito negli stipendi degli ottimi parenti del Presidente del Consiglio, provvisti di portafoglio, incarichi di Governo e trasmissioni televisive.

Fu un successone perché gli elettori di Spacciati adoravano veder fiorire nuove leggi, soprattutto quelle “di contrasto” a qualunque cosa si presentasse come offesa alla proprietà privata, al patrimonio e al senso di mascolinità ispirata alle figure di Marcello Mastroianni e Lando Buzzanca. Erano beneaccette tutte le proposte di contrasto alla depilazione maschile e all’uso di matita per occhi da parte degli uomini, a meno che non spuntasse qualche calciatore molto importante col vezzo del maquillage. Qualunque inasprimento di pena veniva invocato con entusiasmo dalla base elettorale e se si riusciva a creare nuovi reati, meglio ancora.

Nacque così il famoso “decreto balli di gruppo”, pene da dieci a vent’anni per i sovversivi danzatori che si ritrovavano nelle feste di paese per ballare sulle note dei Dik Dik e dell’Equipe 84, perché gli assembramenti di ogni tipo erano sempre e comunque invisi al governo Peperoni.

Furono studiati programmi televisivi contenenti messaggi subliminali, immagini evocative della durata di poche frazioni di secondo, che creavano una sorta di leggero stato d’ipnosi nello spettatore e liberavano il suo cervello da fardelli pesanti e inutili. Veniva così cancellato il ricordo delle posizioni precedenti dei politici di maggioranza, inopportune incongruenze rispetto alle nuove dichiarazioni di intenti. Ad esempio, che motivo c’era che il pubblico televisivo di Canale4 perdesse tempo a ricordare che Spacciati aveva provato per anni a spingere leggi che portassero armi in tutte le case degli italiani, mentre ora spiegava i suoi progetti per incarcerare i ragazzini perché girano troppe armi e per loro è facile accedervi? Era una sorta di servizio pubblico: pulizia ricordi e spazio in abbondanza nella memoria RAM, con conseguente efficientamento di tutto l’impianto mnemonico e risparmio energetico, incluso il taglio di attività di critica e documentazione sui fatti.

La repressione non è mai abbastanza, l’elettore semplice, mai sazio, brama continuamente nuovi esercizi di stile da parte di un Governo. La massima espressione del linguaggio dell’amore politico è il Decreto Urgente, ovvero l’impellente bisogno e desiderio dello Stato di dialogare col suo pubblico.

A seguito di un fatto di cronaca terribile avvenuto in una frazione rurale, un battibecco tra sedicenni terminato con un omicidio, i vari ministri del governo Peperoni si interrogarono su come far capire ai propri elettori che il fatto non era passato inosservato.

Il ministro degli Esteri Bojani propose immediatamente l’estradizione dei colpevoli nei paesi di provenienza, ma il caso volle che, in via eccezionale, il delitto fosse stato commesso da italiani. Si vabbè, adesso vediamo bene se sono proprio italiani veri come vorrebbe Toto Cutugno o solo nati in Italia, con tratti riconoscibili che li riconducano a origini esotiche. Come sono i capelli? Scommetto che sono ricci, crespi, se li spettiniamo un po’ può sembrare vagamente afro? Ah sono lisci proprio, una tavola? Ma allora è asiatico, va benissimo, no? Si chiama Ciro? Sì ma Ciro come Ciro Esposito o Ciro come Ciril Zlobec? Perché allora è sloveno e abbiamo risolto un problema. Mica sarà un Ciro come Kiril, che cazzo è un Patriarca russo? Perché il problema si risolve da sé. No, è Ciro De Santis, di padre, madre, nonni, bis nonni e cinque generazioni di avi certificati italiani. Niente, ci ho provato.

Il Ministro dell’Inferno Dosefatto cercò di capire se fosse possibile abbinare un porto al brutale omicidio, se chiudendo anche solo uno stabilimento balneare si potesse dare una qualche soddisfazione all’opinione pubblica. Purtroppo la costa più vicina si trovava a trecento chilometri dal misfatto, quindi non si applicò neanche a scrivere un tweet in merito.

Il Ministro delle Polemiche Alimentari Loren volle partecipare chiedendosi se l’assassino usufruisse di PoverCard, importante sussidio statale di disincentivazione all’uso prolungato del divano (gli psichiatri non gradirono l’associazione malevola) e nel caso avrebbe provveduto di persona, col suo proprio dito, a cancellare il nominativo dalla lista degli aventi diritto, presente sul sito del Governo.

Il Ministro delle Infradito e delle Infrastrutture Spacciati rispondeva con un invito a valutare la castrazione, come faceva per ogni problema sociale.

Il Ministro del Turismo Santafè preferì non pronunciarsi perché aveva in ballo una compravendita di terreni nella provincia in cui si era consumato il delitto e temeva una svalutazione di certi immobili che stava cercando di vendere, in società con il fidanzato e un palazzinaro, amico di vecchia data.

Il Ministro del Giustizialismo Fiordio propose di utilizzare una libreria dismessa per trasformarla in carcere, dopo il grande successo delle precedenti proposte su immobili da riconvertire in nuovi luoghi di detenzione: scuole, teatri, auditorium e cinema che non proiettassero film italiani.

L’ottimo Ministro delle Grandi Opportunità Scancella dichiarò che la colpa del grave reato fosse imputabile alla madre della vittima, la quale, invece di stare a casa per screscere i propri figli, come ogni giovine italiana di sani principi sa di dover fare, aveva preferito lavorare (compito del maschio di casa) e permesso che il proprio figlio crescesse come uno sbandato, preda di cattive compagnie. Ecco perché una giovine madre italica deve stare in casa con la propria prole.

Secondo un ex Ministro periferico laterale, nelle file di AMC e padre spirituale di Spacciati, Antongiulio Pippon, il complesso problema della violenza omicida in aumento tra i giovani, la perdita di valori morali e di quel necessario rapporto con il lato spirituale, da ricercare in quel continuo dialogo col divino, l’accoglienza della Parola e l’accettazione di una vita semplice scandita dalla liturgia delle ore, si può riassumere con un ottimo commento, cito a memoria, del pregevole Pannacci, che nel suo libro centra perfettamente il problema indicando, perciò, con ragguardevole dono della sintesi, il per cui la quale oggetto responsabile di tanto caos foriero di violenza e malvagità su questa Terra: i ragazzi sono tutti una banda di froci.

Ancora una volta Pannacci si era rivelato prezioso come risolutore dei nodi politici più intricati.

Intanto il Governo continuava a incontrare problemi con politiche economiche scadenti e direttive europee non rispettate, che causavano incresciosi richiami e grande imbarazzo nei confronti degli elettori, non sempre distratti a dovere dai messaggi subliminali di Canale4. I bravissimi addetti alle strategie comunicative dovettero trovare nella cronaca qualche altro spunto interessante che ispirasse i politici di Destra e deliziasse i loro elettori annoiati.

Avvenne uno stupro e tutti i media se ne occuparono a reti unificate. Il pubblico che si dimostrava poco reattivo nei confronti dei milioni di esseri umani torturati, smembrati, stuprati dai partner strategici con i quali l’Italia aveva stretto solidi Patti Anti-esseri-umani-migranti, era in grado di riconoscere quali sono gli stupri pietosi, ovvero quelli per i quali disperarsi e gli stupri di scarto, che sono quelle rotture di coglioni che riguardano gli extra europei, scuri di pelle come un campano abbronzato, ma tutto l’anno. Lo stupro è interessante se riguarda persone che riconosci come tuoi simili, quei fratelli cristiani che baciano il rosario come fanno i ministri del tuo Governo, che ruttano e sudano come te, quelli nei quali ti puoi riconoscere e dire “cazzo, poteva succedere anche a me!”. Se una ragazzina iraniana viene rapita dalla polizia morale perché non indossa il velo, violentata, massacrata e uccisa, non può suscitare italica comprensione, cosa vuoi che ce ne freghi di ciò che accade su Plutone?

Si procedette con la selezione della violenza che avesse le giuste caratteristiche e si organizzò un’efficiente campagna pubblicitaria partendo dai talk televisivi fino ai quotidiani del gruppo Diavoletti, che possedeva e controllava le maggiori testate vicine al Governo Peperoni, nonché tutte le scuole private di Roma.

La scelta fu affidata alla spin doctor Susanna Brandello, amica della fidanzata del PdC fin dai tempi in cui frequentavano la parrocchia di Padre Amorth, bei tempi!

Il pubblico era in delirio per la fantastica storia scelta, il bacino elettorale del Governo Peperoni ribolliva di consigli per nuove e più incisive leggi. Pene non solo più severe ma anche più creative, visto che quelle già esistenti erano venute a noia. Spacciati ripescò il suo famoso cavallo di battaglia: castrazione tramite vaccino anti-covid (che come si sa, ha tante controindicazioni che BigPharma non ci dice, ma noi lo sappiamo lo stesso). Il vaccino, detto anche “siero da punturare”, era l’equivalente liquido della “Maledizione Senza Perdono” e tra i vari effetti, tutti malefici, c’era la separazione del pene dal resto del corpo, nonché la possibile scomparsa di cugini di secondo grado. L’ingegnosa idea di Spacciati non trovò terreno fertile in passato, perché le immense potenzialità offerte dall’uso sincronizzato di sei reti televisive (RETE 1, 2, 3 e Canale 4, Emittente 5, Stivale 1) per ottimizzare la propaganda del Governo non erano ancora state esplorate, nessun’altra forza politica aveva avuto il coraggio di osare tanto.

Sebbene fosse arrivato il momento giusto per aumentare i consensi di Spacciati, la coalizione di governo decise che il pensiero di Pannacci fosse più moderno e più aderente alle politiche che si stavano mettendo in campo per arginare la criminalità. Mentre una timida opposizione cercava di spiegare che lo stupro non ha nulla a che fare con una libido incontrollabile, bensì è espressione di prevaricazione, un atto finalizzato a controllare e dominare la vittima, minandone l'autostima e annientando la percezione della propria identità, la maggioranza aveva già pronta una risposta efficace e risolutiva. Il Colonnello suggerì che tale soluzione fosse coerente con il principio di responsabilità della stuprata (ben espresso nel libro), un’azione volta a rendere innocue le donne invece di castrare lo stupratore, indotto in tentazione e reso istupidito dai comportamenti delle “cosiddette vittime”. Finalmente i tempi erano maturi, quindi furono varate nuove leggi che eccitarono moltissimo un pubblico elettorale in delirio. Sparuti e irrilevanti membri della maggioranza votarono contro le nuove direttive, si astennero o finsero attacchi di diarrea, immotivatamente imbarazzati dai provvedimenti posti al voto. L’opposizione non creò problemi al Governo pur ritenendo le nuove leggi oscurantiste, misogine e raccapriccianti ma i nostri elettori devono capire che secondo le complicate dinamiche del Parlamento se vogliamo vincere e tornare a governare, poi c’è il Ministro Terzi che sbaraglia le carte e ha detto che così farà dividere e cadere la maggioranza, ma poi non possiamo portare consensi a destra e quindi zitti e votiamo tutto ciò che vuole la Destra.

Venne finalmente varato il “Decreto Cronaca Nera” che prevedeva la proibizione per le donne di assumere alcol, uscire di notte senza un parente maschio, studiare, guidare e soprattutto andare in giro con le unghie finte non coperte correttamente da guanti. L’Italia venne infine gemellata con l’Iran.

Fu un successo. Alcuni politici di destra cercarono di offuscare la splendida stella di Pannacci, provarono a ostacolarne l’ascesa proponendo delle pur ottime soluzioni, pensiamo al povero Pippon che non riuscì a far approvare una legge per “il matrimonio civile indissolubile” (e va bene, la proposta esiste davvero e non sono riuscita a immaginare una cazzata più sublime). Malgrado ciò fu il Colonnello a succedere a Spacciati e a realizzare ciò che il suo mentore non osò neanche immaginare.

Durante un’estate bollente, anche dal punto di vista climatico, ma comunque nulla di strano perché nei libri delle elementari c’è scritto che l’estate fa caldo e l’inverno fa freddo (sì, è stata detta anche questa e non potevo non scriverla), il nuovo segretario Pannacci divenuto Vicepremier dell’ennesimo Governo Peperoni, passò una settimana di ferie in un parco acquatico tematico.

La meta di villeggiatura scelta dall’ ex Colonnello fu MirandaLandia, che deve il nome alla famosa legge americana secondo la quale tutti i sospetti criminali devono essere informati dei propri diritti, prima di poter essere interrogati dalla polizia. In questo parco giochi, i bambini venivano sottoposti a una simpatica perquisizione, pagando di più si poteva evitare quella del retto. Durante quei giorni, Pannacci si fece immortalare su ogni scivolo e in tutti gli stili di nuoto, sulle note del Povja Dj set, concedendo interviste e organizzando vari reading del suo celebre libro.

Fu in quell’occasione che in diretta streaming e a sei reti unificate: propose, chiese e ottenne per sé i pieni poteri.

 

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