Io? Sì, sta a me raccontare? Be’, se andiamo di fretta sarò di poche parole. Come? Pensi sia impossibile, che farnetico, il solito megalomane… Piantala, se insisti ti faccio vedere io come si mette in piedi una storia in quattro e quattr’otto, vediamo se non vai a piangere dalla mamma, intesi? Su, dai, sai che scherzo… andiamo al sodo, eh? Meglio. Primo: un certo Mario tu te lo ricordi – caschetto grigio, grosso grosso, simpaticone? E Franco? Almeno Franco l’avrai conosciuto… Ecco, bene, partiamo da lui, da Franco, che come sai suona spesso dove in estate montano le bancarelle. In effetti sì, hai ragione, non proprio in quel punto, le bancarelle stanno un po’ più avanti… Comunque, tu immagina di risalire il fiume, sali sali sali finché trovi quel ponte strapieno di gente, ci sono le scalette da un lato e il semaforo giallo lampeggiante, giusto? e tu scendi, vai giù di sotto fino alla banchina, lì oltre alla malaria ci stanno pure i palchi. Lascia stare la musica certe volte, lasciala stare proprio, fanno della roba da tapparsi le orecchie credimi, però ogni tanto qualcosa di interessante lo trovi… “musica dal vivo” direbbe mia madre, ci suona Franco col gruppo come ti dicevo, sono sicuro che li hai sentiti più di qualche volta… mentre Mario, Mario be’, lui non suona con loro ma… eh però se mi interrompi subito, già il tempo è poco! Hai sempre ‘sta manìa tu, poi ti lamenti se uno si scorda le cose… aspetta no? ci arrivo: Mario, dicevo, ‘sto Mario qua da qualche anno è amico di Franco, si frequentano per via della musica. Sta bello gonfio ‘sto Mario eh, ha la grana grossa dico, pensa che una volta si è lasciato sfuggire che aveva non so, qualcosa come cinquecentomila sul conto da investire in un festival anche a fondo perduto, se ripenso a come lo disse davanti a tutti, alla fame che aveva di sparare a zero, ora c’era da aspettarsi di tutto… certo, col senno di poi tutti fenomeni… ma un periodo per dirti veniva tutte le sere a sentire la musica e restava fino a tardi – la “musica dal vivo”! – filetto e vino rosso, vino-vino-vino con una faccia rilassata che pareva più giovane di noialtri. Sì, ah vedi che c’eri anche tu quella volta, col vocione alto lui no, hai capito chi è adesso, ti ricordi che era sempre al centro della scena? infatti mi pareva che ci fossi anche tu quella volta… be’, sai che usciva perfino con una che frequentavo? – che avevo “rischiato di frequentare”, d’accordo – e lui prima dei concerti ci si faceva trovare al tavolo, gli altri del “gruppo”, della band come piace dire a loro, se li sbirciavano prima di iniziare a suonare – perché lei, immaginerai di che parlo – mentre loro due niente, si scambiavano solo assaggi dai piatti, una scena da storiella rosa credimi, riuniti in disparte a confabulare… poi cosa strana, un giorno durante un pranzo vengo a sapere che qualcosa c’era, vedi le confidenze? perché di nuovo davanti a tutti lui all’improvviso mi fissa negli occhi e mi fa, a bruciapelo: “Tu piaci alle donne” e poi continua a guardarmi, mi inquadra tra tutti per vedere come la prendevo, forse da vero intenditore non mi riteneva all’altezza… e a lui piacevano, uh se andava matto per le fichette, ma all’esterno dava a intendere che no, faceva la parte del distaccato, del superiore che parla di amiche – “la mia amica di qua, la mia amica di là” alludendo a varie parti del continente, ti giuro: roba da sembrare recchione – ed era strategia, pura strategia ben architettata... d’altronde, con tutto quel tempo a disposizione… Di tanto in tanto si faceva vedere in giro con delle russe, ucraine, moldave o vattelappesca, uno crederebbe gente interessata solo ai soldi: ventenni, anche meno, e lui vecchio e coi capelli bianchi no? ecc. ecc. E invece, novità: era lui a “servirsene”! Arrivava al concerto in camicia, i pantaloni di lino, gli occhi distesi da una siesta piccante in compagnia della donzella che faceva “sfilare”… e che gambe! – russa o moldava, te l’ho detto – scollata, il sorriso smagliante, e non aveva sborsato una lira per scoparsela, si vedeva…! Che mistero, aveva un gran fascino quell’uomo, mi credi se ti dico che era un bel tipo ambiguo, uno da prendere con le molle? Poi generoso eh, uh se era generoso, generosissimo, cerimonioso, quasi untuoso guarda, ti invitava a cena in terrazza e sotto, sotto casa sua c’era il bosco capito? Mille premure per farti accomodare, mille formalità a tavola, e poi quand’eri a tuo agio e ti sentivi finalmente a casa lui zac: ti metteva alle strette, ti stritolava, insistendo per servire quel formaggio francese col bianco che solo stapparlo, solo veder stappare la bottiglia ti metteva in debito e in imbarazzo… e intanto i prezzi, sciorinava gli scontrini il bastardo come se la cosa non lo riguardasse minimamente… voglio dire: Mario, ‘sto Mario qua ha mollato un ceffone enorme in faccia a Franco, il mio amico musicista. Ora le ragioni non me le chiedere, non è questo il punto. È successo l’altra sera sul fiume quando stavano per suonare. E immaginerai anche come gli amici di Franco siano gli stessi amici di Mario, sempre per via dei concerti. Morale: come hanno reagito? Hanno acchiappato Mario, ‘sto Mario qua e hanno provato a trascinarlo via per evitare che facesse di peggio. Gridava: “Ti uccido” riferito a Franco, “Sei un uomo morto” mentre il mio amico Franco era col cervello a iniziare il concerto e stava per spruzzarsi la maionese sulle patitine fritte della cena. Bene, lo bloccano ‘sto Mario qua, ok? lo placcano, lo costringono a indietreggiare, ma tu cosa ti aspetteresti da un animale che è andato fuori giri, uno sul cui stato psicologico occorrerebbe porsi più di qualche dubbio? Bravo: comincia a elargire schiaffoni a destra e a manca colpendo qualsiasi cosa si trovi a tiro. Carlo è andato lungo per primo, l’ho visto, e a Tiziano, Tiziano il bassista che lo teneva da dietro hanno ceduto le gambe anche se nessuno l’aveva sfiorato; poi c’era anche Lorenzo, da lui mi sarei aspettato di più cazzo, il crooner che si è tenuto da parte, che ha studiato il da farsi e solo dopo, molto dopo, a cose fatte, si è avvicinato a Mario che aveva la camicia strappata ed era stravolto – blu in faccia ti dico, da infarto – gli è andato vicino quand’era sicuro che aveva sbollito e con una mano dietro la nuca gli si è messo a parlare fitto fitto in un orecchio, io l’ho vista coi miei occhi questa scena e da un momento all’altro mi sarei aspettato che si piegasse in due lo stronzo per una sacrosanta ginocchiata allo stomaco – tutti concordi che se la meritava, per come si era comportato – e invece no, si trattava solo di diplomazia, Lorenzo aveva assunto le funzioni di paciere, poco dopo infatti ‘sto Mario qua era tutto rinfrancato, si è preso una sedia dal tavolo dove Franco aveva provato a cenare, se l’è portata a bordo palco e ci si è spaparanzato sopra come nulla fosse. Si è acceso la pipa, in piena estate. La pipa capito? dio cane... E gli amici, tutti gli amici di entrambi di Mario e di Franco hanno ripreso pure loro a farsi gli affari propri, chi sul palco chi al bancone a ordinare da bere e ridevano, sdrammatizzavano con ampi gesti delle mani, e così… dovevo raccontare una storia, è vero, scusami se ho tergiversato. La storia è breve, in effetti: la musica è finita, Mario, Mario si è accorto che facevo sul serio e che non sapeva nuotare. Ha gridato: “Aiuto, aiuto!”. Io gli ho sputato in un occhio ma la corrente lo trascinava via e l’ho mancato. Poi se n’è andato davvero, per sempre. Ed è tutto. …vai, ora sta a te, è il tuo turno a raccontare.