Non sono uno stalker
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Non sono uno stalker

 

Non è vero che ti stalkeravo.

Aprivo spesso whattsapp – questo sì – per controllare se eri online. Sono stato praticamente obbligato da quella volta che avevi tolto l’ultimo accesso: a quel punto non mi restava altro che verificare se messaggiavi con quelle due casalinghe annoiate che si farebbero di sicuro un giro con una donna. La stronza col caschetto (che le sta di merda) e quella con le tette grandi.

Non avrei dovuto dire ai genitori della classe di Siria che sei bisessuale, ma avevo bevuto alla cena di fine anno e volevo fare la parte del tipo aperto. Sì, aperto, come no? Se avessi saputo a cosa mi avrebbe portato quella frase mi sarei comportato in modo diverso. Molto diverso.

I giorni in cui ero tranquillo mi convincevo che fosse tutta immaginazione. Sei sempre stata impegnata, tra lavoro e famiglia, quando avresti avuto il tempo e l’occasione di tradirmi? Me lo dicevi sempre: le ferie e i fine settimana li passiamo insieme, no? A casa poi non accendevi mai lo smartphone, neanche in bagno (ho verificato guardando dalla serratura). Oggettivamente non c'era proprio nessun segnale di un tuo interesse per qualcuna, però dopo quella festa i mariti avevano cominciato a guardarmi con commiserazione. E le mogli invece guardavano te, ne sono sicuro, anche se non se ne facevano accorgere, perché le donne sono furbe. Naturalmente anche tu - dopo tre gravidanze - avevi voglia di essere di nuovo attraente.

Non è vero che ti stalkeravo. Volevo solo essere attento, non farmi trovare impreparato. Luca dice che dovrei prenderla con leggerezza, farmi un film immaginando di scoparvi entrambe: tu e la stronza appena uscita dal parrucchiere, con quel caschetto di merda e l'hennè.

Anche l’altra, quella carina con le tette grandi, al compleanno di Kevin ti aveva lanciato uno sguardo liquido, che sembrava alludere a un'intesa. L’ho intercettato mentre portavi la torta degli Avengers con le cinque candeline sopra. Quando ti ho guardata però tu avevi gli occhi sulla tavola. Volevi portarmi fuori strada?

Piuttosto, avevo detto a Luca, mi sarei fatto un passaggio con te e la mamma con la quinta abbondante, ma mentivo: al solo pensiero mi si bloccava il respiro e la rabbia mi esplodeva in testa.

Non è vero che ti stalkeravo. Però quando mi hai fatto vedere le foto della festa di Siria sul tuo telefono ho visto che tra i contatti frequenti c’era la mamma col caschetto di merda. Ti ho chiesto perché e tu hai sbuffato e allora ti ho detto: fammi vedere la chat. La chat non c’era più, l’avevi cancellata, come mai? Non può essere un caso. Dici che si è cancellata per sbaglio, ti sei anche innervosita, mi hai fatto passare dalla parte del torto.

Non ti stalkeravo, però mi è sembrato strano che l’altra mattina foste online entrambe. Lei ce l’ha l’ultimo accesso e quindi ho controllato, i tempi coincidono alla grande. Allora ho provato a fare finta di scriverle e poi cancellare tutto per vedere se usciva ma niente, restava online, anche se di sicuro vedeva che stavo scrivendo. Tu uscivi e rientravi, invece. Poi mi sono accorto che hai messo una lista della spesa sul nostro gruppo, come se stessi online per scrivere quello. Mi hai detto che la mamma col caschetto magari era online per fatti suoi, no? Quante persone sono online alle 9 del mattino? Mica per forza insieme. Insistevi che erano tutte mie paranoie ma non me la sono bevuta.

 

Mi chiedo come mai quando camminiamo insieme tu sei sempre dietro di me, così non mi accorgo se ti guardi intorno. Luca mi ha detto che lui lo fa quando va in giro con la moglie. Se poi la moglie vede che qualcuna ricambia lo sguardo lui dice che non può farci niente. Anche se forse – poverine – magari lo stanno guardando solo perché lui le fissa.

Non sono uno stalker però ora quando cammino con te mi fermo e ti faccio passare avanti, così non puoi fare quel giochetto se stai con tuo marito in pubblico.

In realtà la cosa dell’investigatore privato mi serve solo per rassicurarmi, per essere un buon marito. Ho soltanto bisogno di verificare se sei onesta con me. Se sei onesta mi tranquillizzo, se non lo sei allora ho fatto bene a contattare un investigatore, non trovi? Professionalità e discrezione, assicura il biglietto da visita. Ho dato i nomi e cognomi delle sospettate e attendo notizie. Hanno telecamere in luoghi strategici, microfoni direzionali. Sono un po’ in ansia, all’agenzia non mi hanno detto se ci vorranno giorni o settimane. Aspetto.

Non sono uno stalker. Quando ieri mi hanno chiamato per dirmi che non avevi mai incontrato né parlato al telefono né messaggiato con le due mamme in questione mi sono sentito più leggero. Ho voluto fare una passeggiata al mercato e ho visto di nuovo i colori forti. Ho sentito l’odore dei peperoni. Poi però ho ripensato a tutte le prove che ho avuto in questi mesi e ho capito che tu sei troppo intelligente: hai fregato anche l’agenzia investigativa. In fondo chi c’è in queste agenzie? Personale che non ha trovato un lavoro dignitoso e si adatta a un impiego poco retribuito, senza avere intuito, solo seguendo un protocollo.

Non mi resta altro da fare che mettere qualche webcam in casa e nella tua macchina, così vediamo se riesci a fregare anche me. Scommetto che non ce la fai.

 

Qualcuno sta aprendo la porta che dà sul garage. Ho preso un giorno di ferie per sistemare le webcam in casa e tu ovviamente non lo puoi sapere. Mi avevi detto che oggi c'era meeting con i clienti, che sei impegnata tutto il giorno, per questo ho pensato di avere campo libero, a casa. Ho impiegato due ore e venticinque minuti per collegare tutto alla mia app sul PC, poi mi sono preparato qualcosa da mangiare e ora mi sono appena seduto.

Qualcuno sta aprendo quella porta, ma non è un ladro. Decisamente non è un’effrazione, le chiavi girano tintinnando. Sento una risata familiare, mi sembra la tua ma non ne sono sicuro.

Qualcuno sta aprendo la mia porta e sento delle voci sussurrare ridendo, mentre le chiavi girano rapidamente della toppa. Da quanto tempo non ti sento ridere così spensierata? La tua voce è fresca, sembra più giovane. Ecco perché non sono sicuro che sei davvero tu: è da tanto che non ridiamo insieme così, tra noi ora ci sono sempre problemi, difficoltà e litigi. Mi piacerebbe tornare a quei momenti di allegria e leggerezza, ma purtroppo non è più possibile.

Qualcuno sta aprendo la porta dall'esterno. Resto sul divano, faccio forza sui gomiti per tirarmi su, col piatto di spaghetti appoggiato al tavolino e il computer acceso accanto.

Dalla rampa delle scale filtra la luce solare, viene dal finestrone del garage. Resto immobile a fissare lo spiraglio della porta. Mi stacco dal cuscino su cui ero appoggiato, ma non riesco a mettermi in piedi.

Peccato che non ho fatto in tempo a piazzare le telecamere anche nelle auto e in garage, altrimenti mi sarei accorto prima che c'era qualcuno di sotto e mi sarei preparato per bene. Ora la sorpresa e l'incertezza mi fanno tremare le ginocchia e non riesco neanche a poggiare i piedi a terra.

La porta si sta aprendo e aspetto di vedere con chi sei, la tua risata che diventerà smorfia, le chiavi finalmente silenziose, il soprabito, la borsa a tracolla. Ti vedrò insieme alla mamma tettona? O con quella dal caschetto di merda? Cosa dovrei fare, poi? Chiamare il marito, fare una scenata, scrivere insulti nella chat della classe di Siria? Non riesco a pensare nulla. Nel fermo immagine la porta si sta ancora aprendo.

 

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