Affamata di luce, proiettava le sue carnose appendici fotosintetiche in qualsiasi direzione potessero intercettarla. Lunghi getti vegetativi si sopravanzavano l’un l’altro, aggrovigliandosi tra loro per un tratto e poi prendendo direzioni opposte, e, come irti capelli color smeraldo, formavano una robusta e impenetrabile chioma. La siepe appariva immensa, luminosa e vitale, e ad Enrico piangeva il cuore di doverla tagliare.
«Ciò che vedrà le sembrerà strano» argomentava, «ne sono sicuro. Ma saprà collegarlo a molte altre scelte che abbiamo assunto nel corso degli anni. È solo una tessera del mosaico, che dà un indirizzo importante.»
Il modello TR-9 si fermò davanti alla finestra. Fuori pioveva. Gli umani avevano sempre considerato la pioggia malinconica. TR-9 non sapeva se quello che provava fosse malinconia. Sapeva solo che qualcosa nel battito delle gocce sul vetro gli faceva rallentare i circuiti di elaborazione.
La Generalessa, che all’epoca della sua infanzia si chiamava ancora Martina, veniva da un villaggio sulle colline molto fuori Mestre, e da una schiatta sciagurata di contadini che dall’inizio del mondo sembravano spuntare di sotto la terra come i tuberi: gente che girava scalza, aveva pochi denti e parlava pochissimo – e di certo non italiano – gente colla pancia rotonda e che passava tutta la vita ricurva sulla terra come il ciuffo delle carote.
Gli anniversari sottolineano che stiamo invecchiando, ma ci ricordano anche la strada percorsa. E arriva il momento di ripartire, con più anni ma sempre con lo stesso spirito.
Cuori di tenebra è una rubrica che vuole raccontare i villain più famosi e importanti della storia della letteratura.
Il conte Dracula, antagonista creato da Bram Stoker nell'omonimo romanzo, è un personaggio ormai talmente noto da essere diventato sinonimo di gotico e di tenebre, ma anche simbolo delle contraddizioni umane.
Storie abruzzesi di Resistenza, oppressione, coraggio e oblio #4
Il 25 settembre 1943 a Bosco Martese, in località Ceppo (Rocca Santa Maria, TE), ebbe luogo la «prima battaglia nostra in campo aperto», come disse Ferruccio Parri. Fu il primo scontro a fuoco organizzato tra i partigiani e gli invasori nazi-fascisti in Abruzzo, e tra i primissimi in Italia. Da qui trasse spirito il nascente movimento di liberazione.
Se potessi rispondere a tutti i perché, sarei un uomo felice, invece d’immaginarla solo la felicità. Io la felicità me l’immaginavo come un giglio che spuntava dal battiscopa della cucina. Chissà perché un giglio, invece di una rosa, o di un tulipano.