Mario, ‘sto Mario qua ha mollato un ceffone enorme in faccia a Franco, il mio amico musicista. Ora le ragioni non me le chiedere, non è questo il punto.
Un militare di alto grado, un libro di successo, una possibile carriera politica...
La prima parte di un racconto di Ale Ortica, come sempre sulla linea in bilico fra fiction e realtà.
Chi vive nella capitale lo avrà notato ormai da tempo e, per quanto sia una presenza costante praticamente da sempre, si può dire che negli ultimi anni il nastro segnaletico abbia ormai conquistato Roma.
Proviamo a indagare il fenomeno attraverso un'analisi fenomenologica.
In un evento normale un'esibizione come quella di Mobrini avrebbe concluso la serata, ma il Poetry Slam di Velletri non fu non un evento normale. Infatti si proseguì in un crescendo di follia poetica che pareva non avrebbe mai avuto fine.
Continua la cronaca di uno degli eventi più controversi degli anni Ottanta.
Gli anniversari sottolineano che stiamo invecchiando, ma ci ricordano anche la strada percorsa. Strada che ci ha sempre portato nelle più varie direzioni, ed è tra le castagne sacre si consuma il nostro decamerone, in una zona temporaneamente autonoma poco distante dalla città fabbrica.
I Mai Morti sono i vivi di allora, quello che noi saremo per i vivi di poi.
Oggi, vivono per noi: Renée Vivien, Angela Maria Raubal, Jack Kerouac, Ennio Iacobucci, Miguel Pereira, Philip Seymour Hoffman, William Friedkin. Riesumati dalle penne di: Tiziana F. Grellenti, Luca Moretti, Luca Scacchetti, Alessandro Chiappanuvoli, Stefano Salvi, Luca Miraglia, Gianluca Colloca.
L'amore esiste il tempo del racconto che facciamo di noi stessi. Il tempo delle relazioni è un tempo finito, che duri una vita o pochi attimi; come le storie che inventiamo per esistere. È inutile pioversi addosso.
“Ma cosa ne sanno loro” pensò Tonino, mentre barcollava per le strade del quartiere Rosso. I ragazzi gli si facevano incontro. Il più sbruffone del gruppo lo canzonava. «Tonino l’ubriacone, Tonino l’ubriacone» ripeteva a mo’ di filastrocca. Lui lo scacciò a male parole: «Ch’èt végna ’n asidênt».