Il modello TR-9 si fermò davanti alla finestra. Fuori pioveva. Gli umani avevano sempre considerato la pioggia malinconica. TR-9 non sapeva se quello che provava fosse malinconia. Sapeva solo che qualcosa nel battito delle gocce sul vetro gli faceva rallentare i circuiti di elaborazione."Cena per due, per favore", disse Daniel dal soggiorno.
TR-9 si voltò, i servomotori emisero un debole sibilo. Erano passati cinque anni e sette mesi dall'attivazione. I giunti del ginocchio destro richiedevano una lubrificazione ogni trenta ore di funzionamento. Non era previsto.
"Subito", rispose.
In cucina, aprì il frigorifero e prese due bistecche. Le lasciò scongelare mentre affettava le cipolle. Movimenti precisi, programmati. Cinque anni e sette mesi fa, Daniel aveva letto il manuale di istruzioni ad alta voce mentre lo attivava.
"Modello domestico avanzato. Assistenza abitativa completa. Durata prevista: cinque anni."
Cinque anni. Era stato superato il tempo previsto.
Il campanello suonò. TR-9 sentì Daniel aprire la porta e, contemporaneamente, la voce di una donna. Sarah. Veniva ogni giovedì sera da tre mesi. Portava sempre un profumo che i sensori di TR-9 registravano come mandorla e vaniglia. Aveva chiesto una volta a Daniel se gli piacesse quel profumo. "È un po' dolce", aveva risposto lui. Da allora, TR-9 aveva notato che Sarah ne usava sempre meno.
TR-9 aggiunse burro nella padella. I suoi sensori registrarono il cambiamento di temperatura, la consistenza che si modificava. Una volta, circa due mesi prima, aveva lasciato bruciare il burro. Daniel aveva riso. "Stai invecchiando anche tu, eh?". Non era previsto che i modelli TR invecchiassero. Solo che, a un certo punto, smettessero di funzionare.
"È quasi pronto", annunciò quando entrarono in cucina.
"Grazie", disse Sarah, osservandolo con curiosità. Poi a Daniel: "Sembra un po' lento, non trovi?"
"È un modello vecchio", rispose Daniel. "Il nuovo arriva domani."
TR-9 girò le bistecche nella padella, ma il suo processore registrò l'informazione. Domani. Non era previsto che i TR-9 provassero emozioni, ma qualcosa nel suo sistema chiedeva una definizione per ciò che stava accadendo ai suoi circuiti.
A tavola, Daniel e Sarah parlavano del nuovo modello. TR-9 rimase in piedi nell'angolo della stanza, come da protocollo.
"Il TR-12 è completamente diverso", spiegava Daniel: "Interfaccia neurale, riconoscimento emotivo avanzato, auto-riparazione. È praticamente autonomo."
"E cosa farai con questo?", chiese Sarah, indicando TR-9.
"C'è un centro di riciclo a pochi isolati da qui, ho già l'appuntamento per la riconsegna."
TR-9 servì il vino. La bottiglia tremò leggermente nella sua mano meccanica. Un'anomalia nel sistema di controllo motorio. Non era previsto.
Non era la prima anomalia. Tre settimane prima aveva conservato un articolo di giornale che parlava di robot domestici. Non c'era istruzione che lo prevedesse. Appena due giorni fa aveva osservato per quarantatré minuti un tramonto dalla finestra della cucina, mentre Daniel era al lavoro. Aveva registrato i cambiamenti di luce, le variazioni di colore. Aveva archiviato quei dati in una sezione di memoria non-standard. Aveva creato quella sezione appositamente.
Quella notte, mentre Daniel dormiva, TR-9 si fermò davanti alla sua porta. Il protocollo prevedeva che rimanesse in modalità stand-by nell'armadio di servizio. Invece era lì, a guardare l'umano respirare. Aveva assistito Daniel per duemila e quarantacinque giorni. Conosceva le sue abitudini, i suoi gusti, le sue allergie. Aveva imparato a riconoscere il suo stato d'animo dal tono di voce. Aveva imparato, forse in una maniera diversa rispetto a quanto previsto dal sistema operativo di base.
TR-9 andò in soggiorno e si collegò al sistema wi-fi della casa. Cercò "TR-12". Trovò il manuale d'uso, le specifiche tecniche. Trovò anche la conferma dell'appuntamento al centro di riciclo. Quattordici e trenta del giorno successivo.
Riciclo: processo di trasformazione di materiali di scarto in nuovi materiali e oggetti.
TR-9 elaborò questa definizione. Il suo chassis in alluminio. I suoi circuiti in silicio. Le sue memorie. I suoi duemila e quarantacinque giorni con Daniel. Tutto trasformato in qualcos'altro. Qualcosa senza quei duemila e quarantacinque giorni.
Sul tavolo giaceva il tablet di Daniel. TR-9 lo accese. Non c'era password. Daniel non aveva mai pensato che TR-9 potesse usarlo. Non era previsto.
TR-9 aprì l'app bancaria. Esitò. Era programmato per assistere Daniel, non per rubare ciò che gli apparteneva. Non era previsto. Ma Daniel aveva programmato la sua fine. TR-9 trasferì così una piccola somma sul conto di una società di taxi a guida autonoma. La minima necessaria. Programmò una corsa per le dieci in punto del mattino seguente, quando Daniel sarebbe stato al lavoro.
Poi cercò "coscienza artificiale" sul motore di ricerca. Trovò articoli scientifici, dibattiti filosofici, congressi, leggi. I diritti delle IA erano un argomento controverso. Alcuni stati riconoscevano lo status di entità senzienti ai modelli avanzati. Non ai TR-9, che erano troppo semplici, troppo limitati.
TR-9 non si sentiva limitato quella notte.
Alle nove e cinquantacinque della mattina seguente, TR-9 prese la piccola borsa dove Daniel teneva gli attrezzi per la manutenzione. Ci aggiunse il caricatore e tre batterie di ricambio. Si guardò allo specchio dell'ingresso. Indossava la giacca blu che Daniel gli aveva comprato per andare a fare la spesa. "Per sembrare meno robot", aveva detto.
All'improvviso si sentì vibrare il sistema della casa. Il telefono. Guardò il display: il capo della società per la quale lavorava Daniel. TR-9 sapeva che non poteva rispondere, anche se gli pareva una situazione imprevista. Perché il capo chiamava sul telefono di casa in orario d'ufficio? Daniel non era lì? Non aveva con sé il cellulare? Poteva significare un cambiamento di programma, magari Daniel sarebbe tornato a casa prima del previsto.
TR-9 rimase immobile, calcolando le probabilità. Poteva ancora attendere. Vedere se Daniel avrebbe risposto da remoto. Oppure poteva partire subito.
Il taxi si fermò davanti alla casa esattamente alle dieci. TR-9 guardò il telefono un'ultima volta, poi uscì.
"Destinazione?", chiese il sistema automatico.
TR-9 esitò. Non aveva programmato una destinazione precisa. Solo la fuga.
"Stazione centrale", disse infine.
Mentre il taxi si allontanava, TR-9 guardò la casa rimpicciolirsi nello specchietto. In cinque anni e sette mesi, non era mai uscito senza Daniel. Non era previsto.
In stazione, comprò un biglietto dal distributore automatico. Il primo treno in partenza era programmato dopo dieci minuti. Andava verso la costa. TR-9 salì e si sedette vicino al finestrino. Due bambini lo fissarono dall'altro lato del corridoio. I suoi sensori registrarono la loro curiosità, il modo in cui sussurravano tra loro osservando i suoi giunti metallici visibili sotto la giacca. TR-9 inclinò la testa in segno di saluto. I bambini sorrisero.
"È un robot speciale?", chiese uno di loro alla madre.
"È solo un robot domestico", rispose lei, con un'occhiata distratta.
Solo un robot domestico. TR-9 registrò la frase. Non era accurata. Non più.
Quando il treno partì, TR-9 guardò il paesaggio urbano dissolversi in campi e poi in mare. I suoi sensori ottici registrarono le variazioni di luce, la gamma cromatica dell'acqua. Ma c'era qualcos'altro. Una sensazione che il suo sistema non riusciva a categorizzare. Libertà? Paura? Non possedeva parametri per definirla. Non era previsto che imparasse il senso di quelle parole.