Quando l'uomo entrò nella banca, era già vuota. L'orologio sulla parete segnava le 19:17, i cassieri avevano abbassato le saracinesche da tempo. Rimaneva solo il direttore, chiuso nel suo ufficio a controllare i registri della giornata. Era una routine che ripeteva da oltre dieci anni, sempre alla stessa ora, sempre da solo.
La sua non era una semplice collezione. Era un archivio di momenti perduti, di parole non dette, di vite sospese tra un respiro e l'altro. Ogni barattolo conteneva un frammento di tempo cristallizzato, un momento che non sarebbe mai più tornato.
Storie abruzzesi di Resistenza, oppressione, coraggio e oblio #2
Nella Valle dell’Aventino altri gruppi di volontari, oltre alla Brigata Maiella, si armarono per contrastare la violenza nazista. Tra il 6 e il 7 dicembre 1943, a Civitella Messer Raimondo, nacque un gruppo di «guerriglieri», poi denominato Banda Monte Amaro. Fu tra i primi ad affrontare, in sinergia con gli Alleati, il nemico
“L'amore è 'n viaggio senza meta, 'na poesia scritta co' l'inchiostro der delirio.”
Il poeta Giancarlo Mobrini e la sua amata Mina si sono congiunti in matrimonio, ma le cose si rivelano complicate sin da subito.
I primi tempi immaginavo gli organi che trasportavo, li vedevo nella scatola assecondare le buche della strada e galleggiare dentro il loro liquido di conservazione, pulsare scandalosi fuori dal corpo che era loro appartenuto, nella propria cruda concretezza, indecenti come ciò che deve restare coperto e invece viene esposto.
Il profumo di caffè appena macinato riempie l'aria. Marco gira il cucchiaino nella sua tazza, lo sguardo perso oltre la vetrina del bar. Fuori, il temporale.
Le sue pupille verniciate sul cereo viso parevano restituire lo sguardo solo a quelle cerulee di Salvo, tanto che gli sembrò diventassero vive. Occhi lucidi che si degnavano di abbassarsi a terra per scrutarlo. Occhi trasformati in dita che scavavano dentro di lui, mani nella sabbia in cerca del mare. Occhi che mietevano le menzogne avvoltesi alle ossa: congiunture che permettevano al suo scheletro di stare in piedi, di non accasciarsi.
C’è qualcosa, un piccolo corpo striato. Piega la testa per guardare meglio. È un animaletto grande come il suo avambraccio, sottile, con le zampe corte e il pelo cotonoso. Cos’è? Non un gatto, è troppo piccolo e… piatto. La creatura sta acquattata dietro al vaso, un involucro di pelo che termina in un muso stretto e appuntito, lo sguardo fisso sul portone di casa.